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Gli operatori affermano che il nuovo decreto contro il caro benzina non può essere sufficiente
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di Redazione

Un appello unitario dai rappresentanti savonesi di Unione Industriali, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti per richiedere contromisure urgenti all’emergenza rincari: “Serve un confronto non più rinviabile con i parlamentari del territorio e, parallelamente, un’azione che, mediante Regione Liguria, coinvolga tutto il Paese. C’è in gioco l’economia di oggi e di domani”. Non pare esistere più distinzione tra caro energia e caro gasolio: gli effetti a cascata risultano, ogni giorno, devastanti tanto sulle famiglie quanto per aziende a rischio blocco o addirittura chiusura.

Il recente sgravio di 30 centesimi sul prezzo del carburante, fino ai primi di agosto, non risulta essere uno strumento efficace. Gli effetti del caro energia, inoltre, creano un fenomeno che si abbatte su ogni settore per una situazione che da emergenziale si sta tramutando in stabile e statica.

“Parlando di benzina non possiamo definirci soddisfatti dal nuovo decreto. Un provvedimento del tutto deludente che non porterà a una riduzione dei listini dei carburanti alla pompa. Inoltre, le anticipazioni sul nuovo decreto parlavano di una proroga fino a settembre, quindi che comprendesse almeno tutto il mese di agosto. Il caro energia, poi, secondo le stime di Confindustria, potrebbe incidere per l’8,8% sui costi di produzione per l’economia italiana nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%). Si amplierebbe così il divario di competitività di costo dell’Italia dai principali partner europei” commenta Angelo Berlangieri presidente dell'Unione Industriali di Savona.

Così Paola Freccero (Cna Alimentaristi): "Sottolineo la preoccupazione del mio settore. Produrre alimenti, conservarli e trasportarli è diventato un incubo. Le quotazioni dei nostri prodotti non possono seguire un andamento tipo borsino, il prezzo pattuito non può subire delle continue oscillazioni. Come sottolineato dal nostro presidente Cna Savona, Matteo D'Ambroggi, risulta un problema trasversale a tutto il mondo del lavoro e non solo. È una questione che colpisce la società intera, tutto così speculativo, non si riesce a comprendere come porre un freno a una valanga che sta travolgendo qualsiasi cosa. Dal settore primario, all’industria fino ai servizi, gli effetti del caro bollette non risparmiano nessun comparto. Per questo, auspichiamo che la Liguria si faccia interprete di soluzioni concrete attraverso i propri rappresentanti”.

Mariano Cerro (Confartigianato Savona): “A livello associativo scontiamo i maggiori disagi sul fronte trasportistico ed edilizio in quanto comparti dove sono presenti altissime percentuali di artigiani. Il grido è collettivo e sintetizzabile con costi non più sopportabili. Il rischio blocco collettivo provocherebbe conseguenze terribili sull’economia italiana. Ogni giorno, sempre più aziende hanno convenienza a restare fermi rispetto a mettersi su un mercato impazzito. Il taglio delle accise sulle energie è un piccolo contentino che non risolve i problemi. Andrebbe compreso il motivo di questo rincaro ingiustificato”.

“La continua erosione dei corretti ricarichi, le accise per gli autotrasportatori, ed alcuni aumenti non giustificabili, portano non solo ad un impoverimento della rete distributiva ma alla conseguente ricaduta su tutto il tessuto economico e sociale. La circolarità dell’economia è a forte rischio. Occorre un immediato intervento delle forze politiche con strumenti adeguati nonché il monitoraggio di ogni possibile tensione sociale. Nonostante i rincari delle materie prime esercitino un impatto consistente sui costi energetici di tutti i settori e per tutti i paesi, il sistema-Italia emerge come il più colpito. Ricordiamoci sempre che le famiglie hanno visto i costi di luce e gas più che raddoppiati fra aprile 2021 e aprile” spiega Lorenza Giudice (Confcommercio Savona). 

Giancarlo Cerisola (Confesercenti Savona) aggiunge che la “aituazione drammatica, tanto più se la grave prospettiva di un’inflazione stimata intorno al 7% si avvicinasse al 10% come paventavo da più proiezioni degli studi statici. Simili cifre rischierebbero di renderci più poveri e non per qualche mese. Urge una pianificazione delle misure con gli atri stati europei, altrimenti, oltre ai contraccolpi economici ci saranno quelli sociali di non facile gestione. Aumentano benzina ed energia, ma stipendi e pensioni restano con valori immutati al pari dell’adeguamento dei capitali che non viene preso in considerazione. Non scordiamo poi la tassazione Iva che l’Italia vanta ai vertici differentemente, per esempio, da realtà come la Spagna. Ecco, senza uniformità rischiamo di creare un continente a due velocità in cui noi stiamo dalla parte più penalizzata”.