GENOVA -"La violenza di genere e la violenza maschile sulle donne non sono un'emergenza o problema di devianza sociale, neppure di patologia mentale, ma sono una manifestazione strutturale, la nostra società è strutturalmente dispari rispetto al sesso e al genere e la violenza è il mezzo con cui questa disparità viene riprodotto e mantenuta".
E' dirompente la riflessione di Ariela Iacometti, portavoce dell'associazione politica femminista di Genova "Non una di Meno" al covengno organizzato al circolo Cap del porto di via Albertazzi per la presentazione dell'associazione "Ricordando Martina Rossi dalla parte delle donne e dei deboli" in nome della ventenne genovese morta dieci anni fa alle Baleari cadendo da un balcone per sfuggire a una tentata violenza di gruppo. Reato per cui dopo un processo lungo dieci anni sono stati condannati due giovani di Arezzo subito semiliberi.
Iacometti subito dopo il suo assunto ha espresso anche una possibile strada per prevenire i reati di genere: "E' fondamentale l'introduzione strutturata dell'educazione sessuale strutturale, quindi sempre, fondata sul consenso e all'affettività nelle scuole, di cui bisogna parlare con bambini e bambini sin da quando sono piccoli, perchè ad esempio non poter parlare di quello che sentiamo fin da quando siamo bambini?".
Bruno Rossi, il papà di Martina, si batte da sempre per avere giustizia per la morte della figlia. E' stato grazie a lui che il processo, subito archiviato, ha portato i giudici spagnoli a condannare i due imputati. Per il genitore, sempre affiancato in questa battaglia dalla moglie, la nuova associazione dedicata a Martina dovrà essere al servizio non solo delle donne ma di tutte le persone deboli: "Vorrei che si incentivasse la cultura della solidarietà, in modo che ci sia meno cattiveria, penso ai migranti che scappano dalle guerre e a mia figlia, uccisa, buttata giù dalla finestra e lasciata quaranta minuti a morire, noi la vogliamo combattere questa cattiveria..."
Al convegno molti addetti ai lavori, da dirigenti scolastici alle associazioni anti violenza, e poi poliziotti e magistrati.
Il dirigente della Divisione Anticrimine della questura di Genova Francesco Panetta ha ricordato come a livello nazionale il numero delle violenze di genere negli ultimi anni è aumentato anche se nel 2022 si è registrata una lieve flessione, "molte violenze avvengono fra mura domestiche e per le strada". Panetta però sottolinea che sono aumentati anche i provvedimenti adottati dalla polizia per fronteggiare questi reati: "In particolare gli ammonimenti alle persone potenzialmente pericolose sono passati da 61 a 77".
Al convegno è intervenuto anche l'ex procuratore capo di Genova Francesco Cozzi e il primario della reparto di medicina d'urgenza del Galliera Paolo Cremonesi, da sempre in prima linea nei rispettivi ruoli nel fronteggiare - il primo - e segnalare le violenze di genere, il secondo.
Ha snocciolato i numeri dei reati invece il procuratore aggiunto della procura di Genova Vittorio Ranieri Miniati è a capo del pool di magistrati che si occupano dei reati delle fasce deboli: "Oltre al sottoscritto in veste di coordinatore a Genova ci sono sette sostituti procuratori su un totale di 30 che si occupano di questi reati".
Miniati poi spiega: "I reati di genere più gravi sono maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e gli atti persecutori, ossia lo stalking. I numeri: nel 2018 sono pervenute 677, nel 2019 776, dati simili nel 2020, 786, mentre nel 2021 sono aumentati a 806 mentre nei primi sei mesi del 2022 siamo a quota 377 quindi posso dire che c'è stato un costante aumento sino al 2021 e una lieve flessione o invariato nel 2022".
IL COMMENTO
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