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I sindacati: "Se lo Stato investe un miliardo deve gestire l'azienda, con politiche adeguate si potrebbero assumere molti altri lavoratori"
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di Michele Varì

GENOVA -Ennesimo sciopero degli operai delle Acciaierie di Cornigliano: i lavoratori hanno incrociato le braccia per quattro ore. Alla protesta ha preso parte circa il 15/20% dei mille dipendenti. Non molti, ma a spaventare è il peso delle agitazioni sulla busta paga.
Dopo un'assemblea davanti alla portineria gli operai sono andati in corteo sino in via Pieragostini, quindi sono tornati in fabbrica.



L'agitazione è stata indetta in tutti i siti di ArcelorMittal da quando l'azienda ha comunicato la sospensione delle attività di 145 ditte dell'indotto a Taranto che svolgono lavori ritenuti "non essenziali".
A provocare la reazione dei lavoratori anche il fatto che lo scorso 17 novembre l'azienda non si è presentata all'incontro con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso, i sindacati e gli enti locali per fare il punto.


L'azienda si sarebbe irrigidita perché non gli sarebbe ancora stato versato un miliardo stanziato con un decreto dal governo Draghi.

Un fiume di denaro che a detta dei sindacati dovrebbe indirizzare verso la nazionalizzazione dell'Ex Ilva: il sospetto dei lavoratori è che il gruppo franco indiano facente capo a ArcelorMittal stia svilendo l'azienda di Cornigliano per favorire altri siti. "Qui a Cornigliano con adeguati investimenti potremmo assumere molti altri lavoratori" denunciano i rappresentanti degli operai.

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