La scrittura a mano festeggia quest'oggi, 23 gennaio, la sua giornata mondiale. Un modo per ricordare la sua importanza e la sua funzione, anche cognitiva. Una abitudine sempre più messa da parte a favore di strumenti digitali, dal tablet ormai entrato in classe ai pc, laptop, cellulari sempre più intelligenti. In America la giornata è chiamata anche della "festa delle penne" e vige la bella abitudine di regalare proprio oggi strumenti di scrittura manuale.
Prendere appunti è diventata abitudine passata dal taccuino alle note sul tablet, una lettera su carta scritta a mano è ormai invece una rarità, sostituita da messaggi veloci e continui su social e app di messaggistica, o da una mail. Anche la cassetta della posta ormai piange cartoline e lettere manoscritte. E i piccoli che iniziano la scuola spesso già dai primi anni delle elementari affiancano gli esercizi di grafia e d'alfabeto all'uso dei vari device.
Uno spostamento da un lato fisiologico e dovuto, che non può però che portare conseguenze cognitive su tutti noi: con una penna in mano chi scrive esercita infatti alcune abilità fondamentali. Sono la memoria, la coordinazione tra la mano e l'occhio, ma anche la percezione dello spazio, la concentrazione. Scrivere è un atto creativo che sviluppa capacità artistiche. Scrivere è disegnare, è una abilità manuale che va allenata e sviluppata.
I docenti sempre più segnalano tra i loro alunni e alunne la difficoltà dei piccoli alla scrittura, la lentezza, la grafia incerta e disordinata. Una recente ricerca dell'università di Roma Tre svela che se opportunamente allenati alla scrittura, bambini di terza, quarta e quinta elementare, oltre a migliorare la qualità grafica dei loro testi portano tra i loro risultati anche quello di una selezione del lessico più accurata.
Non solo: l'Accademia della Crusca, che sostiene l'uso della scrittura manuale e che negli anni le ha dedicato diversi appelli, afferma che "la difficoltà di scrivere nitidamente ha riflessi sulla qualità dell’apprendimento e sulla capacità di coordinare il pensiero". E sostiene il lavoro dei ricercatori, anche italiani, in questo campo.
Sono molte le ricerche in neuroscienze che evidenziano la povertà di questo passaggio, dalla scrittura manuale a quella su tastiera, qualsivoglia sia il suo formato. Tra i vari neurologi italiani, Leonardo Fogassi sostiene che "l’area più ampia e sviluppata della corteccia cerebrale è quella collegata ai movimenti più fini: quelli compiuti dalle mani e dalla bocca". Depauperarla e diminuirne i benefici resta un rischio molto alto per ogni generazione.
IL COMMENTO
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