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"Non abbiamo fatto niente di sbagliato, questo chiaramente non vuol dire che non riceveremo una notifica ma abbiamo fatto quello che doveva essere fatto", ha detto ai microfoni di Primocanale Gil
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di Michele Varì - Aurora Bottino

GENOVA - "Colpire noi con queste misure significa colpire queste persone". Lo ha detto Matias Gil, capomissione di Médécins sans Frontières, appena sceso sulla banchina del porto della Spezia dalla Geo Barents rispondendo a chi gli chiedeva delle nuove misure decise dal ministero. "Non abbiamo fatto niente di sbagliato, questo chiaramente non vuol dire che non riceveremo una notifica ma abbiamo fatto quello che doveva essere fatto", ha detto ai microfoni di Primocanale Gil.

"Non abbiamo fatto niente di contrario alle misure stabilite. Se ci sono situazioni di pericolo non possiamo abbandonare le persone in mare. Cosa sarebbe stato dei bambini piccoli, con il mare che stava cominciando a peggiorare?"

"Gestire queste persone in un posto sicuro è sempre una sfida, parlando con loro abbiamo scoperto la violenza che hanno subito e hanno bisogno di aiuto, anche psicologico. L'importante è essere arrivati, a loro non interessava dove: volevano solo andarsene dalla Libia. È stato un viaggio in condizioni molto difficili, con dieci bambini molto piccoli a bordo, tutti spaventati. Guardavano spesso il sole per capire dove eravamo diretti. Ora è il momento in cui le persone si tranquillizzano, perché siamo arrivati".

 

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