“Le concessioni vengono assegnate nell’interesse dei concessionari, non in quello dei cittadini”: lo diceva, il 21 giugno del 2016, il senatore Maurizio Rossi nell’aula del Senato. Il tema, tornato oggi al centro dell’attenzione mediatica per la questione relativa agli stabilimenti balneari, era già oggetto dell’attenzione del Parlamento che aveva però una posizione generale non condivisa da Rossi. L'editore di Primocanale è stato parlamentare nella XVII Legislatura, tra il 2013 e il 2018.
“In questi anni al Senato – diceva Maurizio Rossi – mi sono reso conto che il male del Paese è rappresentato proprio dal sistema delle concessioni: se continueremo ad assegnarle secondo questi schemi l’Italia non ha futuro”.
L’argomento più spinoso, ed emblematico, era già all’epoca quello delle concessioni autostradali: “Autostrade per l’Italia è già titolare di una concessione che scade nel 2035 – diceva Rossi 7 anni fa – e ha il coraggio di venire a chiedere una proroga fino al 2042 per realizzare la Gronda di Genova per la quale stanno già addebitando da 10 anni i relativi costi su tutto il sistema nazionale dei pedaggi, una cosa assurda”.
Il senatore Rossi aveva poi approfondito il tema delle concessioni portuali: “In Friuli Venezia Giulia la presidente Serracchiani, che milita nello stesso partito del ministro Delrio, sta procedendo a proroghe delle concessioni di 60 anni nello stesso momento in cui il ministro chiede di non farlo, poiché sta preparando il nuovo regolamento che attende di essere varato da 21 anni. E con lei altre regioni e altri porti stanno facendo lo stesso, ingessando l’intero sistema portuale”. Un atteggiamento, spiegava il senatore, che a Genova non aveva trovato sponde, “grazie all’azione del presidente Luigi Merlo”. Queste regalie di Stato, come le definiva Maurizio Rossi, andavano a tutto vantaggio di alcuni soggetti privati che avrebbero potuto favorire l’ingresso di soggetti privati, incassando poste milionarie, sfruttando proprio l’allungamento delle concessioni.
A dispetto di ogni possibile conflitto di interessi, Rossi era entrato, in quella stessa seduta parlamentare, anche sulle concessioni dell’emittenza radio televisiva locale: “Le televisioni locali italiane – diceva il senatore – pagavano la concessione 20mila Euro e avevano a disposizione una sola frequenza. Oggi ogni soggetto ha a disposizione otto canali per frequenza e l’importo pattuito è sceso a 12 mila Euro: se ne dovrebbero pagare 100mila, perché le televisioni locali dovrebbero mettersi insieme e dividersi i canali e in questo modo avrebbero anche risolto il problema delle frequenza del nostro Paese”. Ma questo, diceva Rossi, “non è stato fatto per poter dimezzare il canone per Rai e Mediaset”.
Rossi era poi entrato sul tema, anche oggi attuale, delle concessioni ai balneari: “Ci sono certamente delle spiagge ben gestite, ma quante ce ne sono che sono invece gestite male? Per quale motivo vogliamo deliberare una proroga generalizzata, visto che ogni concessionario sapeva perfettamente la data di scadenza della sua concessione e avrebbe dovuto tarare i suoi investimenti su quella”?
Rossi aveva poi affrontato un tema strettamente correlato, quello della disponibilità di spiagge libere e aveva proposto che, mentre si ragionava sulle concessioni, si mettesse mano anche a una più equilibrata distribuzione tra spiagge libere e spiagge in concessione: “A Genova non c’è un metro per fare un bagno senza pagare e spesso vengono considerate spiagge libere aree sporche, pericolose, inutilizzabili”, aggiungeva il senatore.
L’intervento si concludeva poi con un piano d’azione da mettere in campo per l’attribuzione di nuove concessioni: “Queste non possono essere finte privatizzazioni, perché nel caso sarebbe meglio vendere direttamente l’area demaniale e incassare le somme relative. Una concessione ha un valore e deve essere adeguatamente retribuita attraverso il canone concessorio: il concessionario deve assumersi l’onere di effettuare determinati investimenti che non devono essere parole ma fatti e devono essere mantenuti, infine è necessario garantire l’occupazione”. A questo proposito il senatore Rossi concludeva con una domanda: “Chi ci dice che mettendo a gara le concessioni dei balneari i posti di lavoro e i mesi di fruzione non siano destinati ad aumentare”?
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IL COMMENTO
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