Attualità

Don Gianandrea Grosso di San Bartolomeo racconta la situazione del quartiere
1 minuto e 9 secondi di lettura
di Miv

GENOVA - "Prima della pandemia era stato il crollo del Ponte Morandi a dare un duro colpo a Certosa, il virus ha peggiorato la situazione...".

A parlare è don Gianandrea Grosso, parroco della chiesa di San Bartolomeo di Certosa, a pochi metri dalla nuovo ponte San Giorgio, un uomo di chiesa ma anche una figura carismatica della Valpolcevera.
"La ferita del ponte è alle spalle ma rimarrà sempre nella nostra mente, una tragedia immane. Da questo bisogna riprendere il cammino e mi sembra che pian piano la comunità ci stia riuscendo".

"Il covid ha messo limiti alla vita sociale e religiosa della comunità - spiega ancora il parroco - i contatti con la gente però sono ripresi, siamo riusciti a fare più cose. I poveri purtroppo sono in aumento, noi gli siamo vicini grazie ai centri d'ascolto. Li abbiamo aiutati a pagare bollette e gli abbiamo donato del cibo, gli siamo vicini...".

Don Gianni, un prete-contro che appena pochi mesi fa ha denunciato la presenza di spacciatori di droga nella zona, e anche la spaccatura fra gli abitanti risarciti da quelli che per il crollo del ponte non hanno ricevuto indennizzi, "acqua passata ormai" dice ora, ma alla vigilia di un nuovo anno invita i fedeli all'unità: "Tutto si può superare se non si mantiene un tessuto sociale compatto. L'augurio per Certosa - conclude il parroco - è proprio questo: vivere il nostro quartiere aiutandoci".

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