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A fare la fotografia della situazione a Primocanale è Vincenzo Tristaino, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria
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di Aurora Bottino

GENOVA - Ancora una notte rumorosa al carcere di Marassi dove i detenuti, armati di padelle, hanno sbattuto contro le sbarre delle loro celle in segno di protesta. Una situazione tesa che continua a creare problemi e che minaccia la sicurezza all'interno del penitenziario genovese, dove sa tempo viene denunciato un sovraffollamento critico.

In genere i detenuti hanno del denaro che può essere usato per acquisti di beni alimentari o di prima necessità, segnalati su una lista di prodotti consentiti dal carcere. La spesa loro riservata, però, ha visto aumentare di molto i prezzi e diversi detenuti hanno ricevuto i loro acquisti in ritardo.

A fare la fotografia della situazione a Primocanale è Vincenzo Tristaino, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. "I detenuti protestano dei ritardi nelle consegne di una ditta esterna e l'aumento dei prezzi del sopravvitto. Sono mesi che si sta cercando di risolvere il problema e pare che lentamente stia tornando alla normalità ma anche stanotte i detenuti hanno battuto contro le grate delle celle. La protesta rumorosa non è l'unico problema, la Liguria soffre da tempo di un gravissimo sovraffollamento carcerario, basti pensare che a Marassi ci sono circa 200 detenuti in più rispetto alla capienza massima".

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Dal sovraffollamento nascono altri problemi, come la violenza nei confronti dei poliziotti penitenziari impegnati tra le varie sezioni: "Le aggressioni sono in continua crescita anche perché i detenuti sono tanti e di nazionalità diverse, molti non seguono le regole carcerarie e tante volte il tutto sfocia in violenza contro il personale. La situazione a Genova non è delle migliori ma non lo è nemmeno a Sanremo, dove gli eventi critici sono tantissimi".

La Liguria poi, continua ad avere un primato nazionale: "Sono anni che cerchiamo soluzioni per la riapertura del carcere di Savona, l'unica provincia in Italia a non avere un penitenziario: gli arrestati vengono portati a Genova o a Imperia, e quindi si creano tanti problemi anche legati al trasporto del detenuto che deve tornare a Savona per i processi, oltre che per le famiglie che devono sempre spostarsi".

"Stiamo parlando con Roma perché l'unica soluzione è la riapertura del provveditorato regionale: al momento molti detenuti riottosi vengono mandati in Liguria dal Piemonte, che è l'unico provveditorato distrettuale. C'è anche il problema alla Spezia, dove l'Istituto lavora a mezzo servizio con soli due reparti attivi a causa di un problema ormai di anni fa con la legionella e anche per quello da tempo sollecitiamo la Capitale".