GENOVA - Dalla camerunense Clarisse alla bengalese Farjana passando per Marocco, Argentina, Benin ed Ecuador. Sono sette le storie che racconteremo questa sera su Primocanale dalle 21 nella nuova puntata di 'People, cambia il tuo punto di vista'. Qual è il ruolo dell'accoglienza e quello del Terzo settore contro "la paura dell'invasione"? Protagonisti i nuovi genovesi immigrati che hanno frequentato la scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio e che sono arrivati attraverso i corridoi umanitari.
"Senza accoglienza non c’è futuro è l’antidoto all’invecchiamento anagrafico del nostro continente, un’occasione prima di tutto per noi Europei, che va colta, perché non si torna indietro e il primo antidoto a quell’immigrazione che 'fa paura' sono proprio i corridoi umanitari". Da queste parole del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana, partirà la riflessione con uno sguardo diverso sull’immigrazione, fenomeno che viene spesso descritto come ingovernabile e problematico, dimenticando invece la grande opportunità che esso rappresenta per il nostro Paese, che soffre per la denatalità e la mancanza di forza lavoro in alcuni settori.
Domenica ai Magazzini del Cotone di Genova la consegna di 900 diplomi a uomini e donne provenienti da 26 paesi diversi che hanno studiato gratuitamente per tutto lo scorso anno con decine di insegnanti volontari (LEGGI QUI).
La scuola di lingua e cultura italiana a Genova è attiva dal 1986 e in questi anni ha iscritto sedicimila persone, rappresentando per molti immigrati un luogo di accoglienza e amicizia, dove, con l’apprendimento progressivo della lingua italiana, ha avuto inizio un percorso di integrazione e partecipazione attiva alla vita della nostra città. La rappresentazione geografica degli studenti, nei vari anni, è stata la fotografia dell'evoluzione dell'immigrazione in Italia mostrando, a dispetto di diffusi pregiudizi, il desiderio di vivere e integrarsi nel nostro Paese: dove c'è un luogo in cui si insegna l'italiano, le classi sono sempre piene e le iscrizioni in vertiginoso aumento.
Le scuole d'italiano sono luoghi dove si costruisce la convivenza, abituandosi a rapportarsi con persone diverse. Le classi, infatti, sono miste, mai monoetniche. Così, frequentare la scuola è l'occasione per costruire relazioni di amicizia tra persone originariamente distanti, che probabilmente non si sarebbero mai incontrate, realizzando un vero laboratorio della civiltà del convivere, un modello concreto, una cosiddetta buona pratica, per costruire l'integrazione e la convivenza.
La scuola ha sei sedi nel capoluogo ligure (in Centro Storico, a Sampierdarena, Sestri Ponente, Pra’, Bolzaneto e Molassana) e quest’anno ha insegnato l’italiano a differenti livelli a circa 900 persone, giovani e adulti, da 26 paesi dal Bangladesh al Marocco, dall’Ucraina all’Iran, dal Senegal al Venezuela, all’Albania.
Cinque le parole che faranno da filo conduttore alla serata: accoglienza, integrazione, fraternità, pace e futuro.
I corridoi umanitari per profughi rappresentano un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Cei-Caritas, completamente autofinanziato.
Ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in "condizioni di vulnerabilità" (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. È un modo sicuro per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane.
Da febbraio 2016 a oggi sono già arrivate 6.470 persone - siriani in fuga dalla guerra e rifugiati dal Corno d'Africa e dalla Grecia.
IL COMMENTO
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