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La porta chiusa all'Ad apre un problema di equilibri nella società
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GENOVA – Paolo Emilio Signorini, ex presidente del porto attualmente agli arresti perché coinvolto nella maxi inchiesta della Procura di Genova su presunta corruzione, è stato licenziato “per giusta causa oggettiva” dalla società Iren, della quale era amministratore delegato.

La decisione è stata deliberata dal Consiglio di amministrazione dell'azienda: "Le misure di custodia cautelare intraprese nei confronti del dott. Signorini il 7 maggio 2024, connesse alle indagini in corso della Procura della Repubblica di Genova e confermate anche dopo le istanze avanzate dalla sua difesa - si legge in una nota diffusa da Iren - causano un'impossibilità, ormai irreversibile e non più soltanto temporanea, di esercizio delle sue funzioni di Dirigente Apicale".

Il cda ha anche confermato l'organizzazione che è stata definita il 7 maggio, il giorno stesso dell'arresto di Signorini: tutte le deleghe, anche quelle precedentemente in carico all'ex amministratore delegato, sono state assegnate al presidente esecutivo, Luca Dal Fabbro e al vicepresidente, Moris Ferretti.

Si tratta, è del tutto evidente, di una configurazione temporanea che apre a serie preoccupazioni sul fronte genovese: Iren, infatti, è il frutto della fusione di una serie di ex società municipalizzate dei comuni di Genova (in cui operava Amga), Torino (la cui società si chiamava Aem) e Reggio Emilia (in cui operava, assieme ai comuni di Parma e Piacenza, la società Enia). Un percorso partecipato che però oggi, a causa di problemi giudiziari che nulla hanno a che vedere con il comune di Genova o con la stessa Iren, è messo a rischio: se Dal Fabbro rappresenta infatti la comunità torinese e Ferretti quella emiliana, chi ha il compito di portare le istanze genovesi nel Consiglio di amministrazione della società?

Iren è una realtà da 11 mila dipendenti, 8 miliardi di Euro di fatturato (è una delle 25 aziende italiane più importanti da questo punto di vista), partecipazioni per un valore di oltre 2,5 miliardi: un colosso, insomma, con ramificazioni nei settori gas, energia, acqua e ambiente, che produce utili significativi e gestisce milioni di clienti. Sul piano politico i rapporti tra i comuni proprietari sono sempre stati cordiali in un contesto, però, di forti interessi: Genova rappresenta, peraltro, il primo azionista con oltre 500 milioni di Euro di azioni (nella compagine seguono Torino, Reggio Emilia, la Compagnia di San Paolo, la Metro di Torino, il comune di Parma e altri soggetti).

E' dunque impensabile che i guai giudiziari che hanno colpito Signorini possano lasciare a lungo Genova senza un dirigente di vertice: è sicuramente anche il pensiero di Palazzo Tursi che in queste settimane sta tessendo la sua tela per superare questo spiacevole inconveniente e ridare alla città il posto che le compete all'interno dell'Iren.