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Il presidente della Commissione Antimafia della Liguria Roberto Centi fa il punto della situazione. La 'ndrangheta è la più attiva. Nel mentre è partito il bando per permettere ai Comuni di recuperare i beni confiscati alle organizzazioni mafiose
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di Andrea Popolano

LIGURIA - È partito a inizio mese il bando da 600 mila euro per i Comuni che intendono riqualificare i beni confiscati in Liguria alla criminalità organizzata e mafiosa. Si tratta di terreni, aziende e locali che un tempo erano gestiti dalle organizzazioni per portare avanti le proprie attività illecite. I Comuni sono 41, in questi anni sono stati circa 470 i beni confiscati.

Il presidente della Commissione Antimafia della Liguria Roberto Centi, promotore del bando, sottolinea il grande lavoro fatto: "Abbiamo fatto un grande lavoro in sinergia con l'assessorato alla Sviluppo economico di Alessio Piana. La Liguria, e nello specifico Genova, è uno dei territori in Italia che riassegna più rapidamente i beni confiscati alle mafie. Lo scopo del bando è dare risorse ai Comuni in modo da rendere quei locali o terreni utili alla collettività: possono essere destinati a progetti per aiutare persone in difficoltà, centri antiviolenza, spazi per il coworking, attività formative, associazionismo, ma anche piccoli appartamenti per famiglie in difficoltà o ancora per creare spazi di utilità pubblica".

Con la legislatura arrivata al termine finisce il mandato della commissione Antimafia che dopo le elezioni verrà rinnovata. Il presidente Centi sottolinea alcuni punti su cui la nuova commissione sarà chiamata a lavorare: "Abbiamo molte leggi (in contrasto alle organizzazioni mafiosi ndr) e serve un testo unico che le assembli tutte in modo organico senza creare discrepanze tra loro. Ma non solo, dopo anni di attesa serve dare applicazione alla legge contro il gioco d'azzardo, poi bisogna indagare su quella zona grigia che riguarda i finanziamenti ai partiti. Infine bisogna studiare e seguire attentamente le opere finanziate dal Pnrr, seguire appalti e sub-appalti di opere che hanno stanziamenti anche oltre il miliardo". Il gioco d'azzardo è infatti una delle attività che permette alle mafie di riciclare denaro. Per questo la commissione spinge per arrivare a una legge regionale che limiti il più possibile la presenza di macchinette e situazioni legate al gioco d'azzardo.

"La situazione è grave come ha sottolineato nel suo report la Dia - spiega ancora Centi -, la provincia di Imperia è su valori alti per quanto riguarda il riciclaggio, fatto segnalato anche dalla Banca d'Italia. Ma la presenza di organizzazioni mafiose copre tutto il territorio. I porti sono un elemento di attrazione per quanto riguarda il trasporto delle sostanza stupefacenti. Parliamo di quelli di Genova, La Spezia, Vado e Savona ma ci sono casi anche nei porticcioli più piccoli. La 'Ndrangheta è la più presente sul territorio e collabora con le organizzazioni di pari grado come cosa nostra e la camorra. Inoltre sub-appalta la gestione di attività criminali alle mafie nigeriane, quelle dell'Est e sudamericana che gestiscono soprattutto lo spaccio di stupefacenti. La mafia ha messo le sue mani sulla gestione dei rifiuti e in quella dei migranti che tentano di raggiungere la Francia" conclude Centi. Il traffico e lo spaccio di droga resta l'attività più redditizia anche in Liguria, seguita dalle attività illegali legate alla gestione dei rifiuti.

Il report dell'Antimafia ha sottolineato come "la criminalità mafiosa calabrese risulta strutturata attraverso i locali di Genova, Lavagna (GE) e Ventimiglia, ravvisando nella “Liguria” una macro-area criminale sottoposta al controllo delle cosche calabresi ivi insediate. Recentemente, inoltre, si è avuta contezza giudiziaria anche di un ulteriore rilevante insediamento operativo a Bordighera". La Dia segnala inoltre la presenza di "gruppi familiari attivi in diversificati settori economici ritenuti contigui alle cosche Grandi Aracri di Cutro e Farao-Marincola di Cirò-Marina nello spezzino.

Per quanto riguarda Genova una delle attività più recenti, che corrobora le ipotesi investigative, è l'arresto del super latitante Pasquale Bonavota. A lui era stato riconosciuto "il ruolo di promotore, capo ed organizzatore della cosca Bonavota, con la responsabilità di assumere le decisioni più importanti nell'interesse del sodalizio anche fuori dalla Regione di origine".Tra le nuove caratteristiche c'è il sempre più quello di massiccio utilizzo della tecnologia da parte delle organizzazioni mafiose che sono diventate nel tempo meno violente, come sottolinea nel suo report l'Antimafia. Nonostante questo però a livello nazionale si segnala un aumento dei sequestri di armi.