GENOVA - Sono circa il 20% degli oltre 34mila iscritti gli studenti dell'Università di Genova che arrivano da fuori regione o addirittura da un altro stato. Un numero stabile che il rettore Federico Delfino punta a far crescere ancora, lavorando sulle lauree triennali in inglese.
Le Università partner
Questo perché dal punto di vista degli studenti internazionali l'ateneo genovese ha sempre performato bene come università pubblica generalista italiana, infatti c'è una bella tradizione di collaborazioni con l'estero e questo si riflette anche nel numero di studenti che sceglie di studiare a Genova. Le partenership che UniGe ha instaurato negli anni toccano dall'Asia, all'America Latina, fino alla Tunisia e l'Azerbaijan passando per gli Stati Uniti e l'Inghilterra.
"È chiaro che su questo stiamo lavorando per incrementare le percentuali - ha detto a Primocanale il rettore -, perché non c'è dubbio che nei prossimi anni arriverà questo inverno demografico che non è solo una previsione, sarà sicuramente la realtà. Per superarlo sarà necessario, per il sistema universitario, rivolgersi sempre di più a una platea di studenti internazionali".
I corsi internazionali
Da Giurisprudenza a Ingegneria passando per Scienze Politiche e Ianua, sono diversi i master universitario di secondo livello che attirano studenti da tutto il mondo. "Stiamo cercando di aumentare i nostri corsi internazionali, quelli tenuti in lingua inglese, ne abbiamo circa una trentina in questo momento e alcuni sono anche svolti in modalità double degree, cioè con il doppio titolo - spiega Delfino -. In quel caso uno studente che si iscrive e prende la laurea all'Università di Genova seguendo magari una magistrale in lingua italiana ha poi la possibilità anche di abbinare a questa laurea un master science in lingua inglese con università partner. Ne abbiamo tantissime e vedo che su questi percorsi gli studenti sono molto interessati".
Il lavoro però riguarda gli studenti ancora più giovani, quelli appena usciti dal liceo. "Certo è che dobbiamo aumentare anche questa percentuale di corsi internazionali triennali, perché si va ad intercettare tutto un mondo di studenti internazionali che finiscono le cosiddette high school e decidono di svolgere gli studi all'estero - conclude -, in paesi diciamo che hanno una tradizione come l'Italia nell'alta formazione quindi è sicuramente un valore aggiunto che portiamo al territorio".
IL COMMENTO
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