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di s.i.

In 34 hanno perso il lavoro dopo la chiusura dell'ex Moody di Piccapietra: le loro storie, raccolte da Primocanale, avevano colpito i genovesi e avevano anche infiammato la campagna elettorale per le regionali. Questa mattina si è tenuto un incontro tra l'assessore al lavoro e ai rapporti sindacali del Comune di Genova Mario Mascia e le sigle sindacali di categoria per Cgil, Cisl e Uil per discutere la situazione, assieme alla proprietà, mentre i disoccupati davanti a Palazzo Tursi si sono radunati in presidio. 

La chiusura del Moody

Tutto al Moody è crollato dopo l'incendio dello scorso settembre nei magazzini, pare per un corto circuito, che ha costretto il locale a chiudere. Si pensava sarebbe riaperto presto, e invece le saracinesche sono rimaste abbassate. Un rogo su cui fra l'altro ci sono ancora molti punti oscuri, come trapela dagli stessi lavoratori. La società che ha acquisito il locale dopo il fallimento di Qui Group ha subito scartato la possibilità di riaprire in tempi brevi e trovare nuovi investitori utili a coprire i costi e ha scelto la scorciatoia più veloce e più drammatica, quella di chiudere definitivamente e trasferire tutte le maestranze in locali sparsi in Italia. 

 

La mediazione

Nel corso dell'incontro a Palazzo Tursi, la proprietà ha ribadito di aver sempre tenuto al corrente per tempo la rappresentanza sindacale e gli stessi lavoratori della delicata situazione societaria, e di aver comunicato, lo scorso 14 ottobre, la decisione di non poter ricorrere all'ammortizzatore sociale e di voler cessare l'attività, fissando al 15 novembre il termine per i possibili trasferimenti del personale, nelle sedi di Ferrara, Padova e Arzachena. "Ho chiesto alla proprietà- ha detto Mascia - di spostare la dead line dei trasferimenti al 15 gennaio, e ho ricevuto l'impegno di portare questa proposta al vaglio del cda dell'azienda. Ci siamo fatti portavoce del disagio che questi lavoratori provano di fronte alla prospettiva di dover fare i bagagli in tempo così ristretti e doversi recare a lavorare fuori Genova e lontano dalla quotidianità dei loro rapporti familiari pur di preservare il loro posto di lavoro. La scelta di fissare al 15 novembre il termine unico per i trasferimenti, anche se comunicata un mese prima nel rispetto dei contratti collettivi, merita senz'altro un ripensamento nel rispetto della dignità stessa dei lavoratori. Ho chiesto quindi un differimento al 15 gennaio, sia per dare una boccata d'ossigeno ai lavoratori che per dare a noi la possibilità di sollecitare l'interesse di possibili nuovi investitori, con gli strumenti che il Comune di Genova ha messo in campo in questi anni, come la Genoa business Unit e trovare una soluzione che innanzitutto salvaguardi i posti di lavoro sul territorio".

Il presidio 

L'assessore Mascia si è poi fermato fuori da palazzo Tursi con una delegazione di lavoratori, venuti a manifestare davanti al Comune, per portare la sua solidarietà e metterli al corrente dell'incontro avvenuto con la proprietà.