
Il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l'affidamento diretto alla Rai da parte del Comune di Sanremo del Festival della canzone italiana per il 2024 e per il 2025, a seguito dell'esposto presentato dai vertici dei discografici italiani. La sentenza, numero 843, è stata depositata oggi.
Cosa accade ora
L'edizione di Carlo Conti è salva, i giudici hanno disposto che si svolgerà come previsto, nonostante l'illecito amministrativo. I tempi, infatti, non permetterebbero di indire una gara affinché l'etichetta che sarebbe stata interessata a proporsi, in una cordata di altri soggetti al momento ignoti, di partecipare. In futuro, invece, il Comune di Sanremo dovrà procedere mediante una gara pubblica, aperta a tutti gli operatori del settore interessati.
L'analisi dei giudici
Secondo il Tar, una cosa è il marchio che il Comune nel 2000 aveva registrato, ovvero il "Festival della canzone italiana", e un'altra sarebbe il format, nonostante storicamente la Rai abbia prodotto e abbia continuato a realizzare in esclusiva l'evento su affidamento da parte del Comune. Il legame tra le due parti non è indissolubile e i giudici ritengono che una gara di evidenza pubblica potrebbe aprire le porte a proposte che potrebbero alzare il livello tecnico e qualitativo.
Il Festival della canzone italiana
Primocanale già da tempo aveva sollevato alcuni dubbi sull'accordo Rai-Sanremo. Proprio in occasione delle ultime elezioni amministrative, era stato lanciato un dibattito a livello politico sulle sorti del Festival, un evento importante per la città dei Fiori, nonostante alcune critiche sollevate sulla logistica di un appuntamento che ogni anno cresce in termine di presenze, volumi ed esigenze. E il ricorso parte proprio da chi auspicherebbe che il Festival si tenesse altrove rispetto a Sanremo: Sergio Cerruti è il presidente di Afi (Associazione Fonografici Italiani) e managing director dell'etichetta discografica JE, che negli anni scorsi avrebbe manifestato il proprio interesse a partecipare ad un'eventuale procedura di affidamento del festival.
Lo scopo del ricorso
La richiesta, mai presa in considerazione, da parte di Je era stata di "acquisire la titolarità dei diritti di sfruttamento economico e commerciale del Festival di Sanremo (compreso il red carpet) e del relativo marchio per curare l'organizzazione e lo svolgimento", oltre che la promozione e la diffusione dell'evento. "Con il ricorso, articolato in cinque motivi volti a denunciare, sotto diversi profili, plurime ipotesi di violazione di legge e di eccesso di potere conseguenti all'omesso avvio di una procedura di evidenza pubblica avente ad oggetto la concessione dell'uso in esclusiva del Marchio e l'organizzazione del Festival, e corredato da istanza cautelare volta a conseguire la sospensione dell'esecuzione degli atti impugnati", è stata formulata domanda di risarcimento del danno da perdita di chance "per l'ipotesi in cui l'auspicato accoglimento fosse intervenuto successivamente allo svolgimento della 74ª edizione del Festival". Si erano costituiti in giudizio Rai e il Comune di Sanremo, che avevano chiesto dichiararsi l'inammissibilità del ricorso, in quanto, "tra l'altro, la convenzione impugnata (non prorogata, né rinnovata), stipulata in data 16 dicembre 2021, e gli atti ad essa relativi (anch'essi impugnati; tra essi, la delibera della Giunta comunale n. 310 del 3 dicembre 2021, che ha approvato la bozza di convenzione relativa alla 72ª e alla 73ª edizione) non riguardano la 74ª edizione del Festival (da svolgersi nel 2024), ma soltanto la 72ª e la 73ª edizione, che avevano entrambe già avuto luogo al momento del deposito del ricorso".
Botta e risposta tra Rai e JE
In una nota Rai commenta la sentenza del Tar così: "I giudici amministrativi hanno confermato l'efficacia della convenzione stipulata tra Rai e il Comune di Sanremo per l'edizione 2025, nonché la titolarità in capo a Rai del format televisivo da anni adottato per l'organizzazione del Festival: nessun rischio che la manifestazione canora, nella sua veste attuale, possa essere organizzata da terzi".
Non è di questo parere Sergio Cerruti della Just Entertainment, autore del ricorso: "È la prima volta che il festival di Sanremo finisce sotto attacco in questo modo negli ultimi vent'anni: non avrei mai pensato di trovarmi di fronte a una situazione di questo tipo, è forse l'ultimo scenario che avrei desiderato, ma è da luglio 2024 che attendo di incontrare i vertici della Rai".
"Sarei felice di sedermi a un tavolo con l'azienda - spiega Cerruti - per affrontare due questioni: l'impostazione del festival sul piano normativo e il pagamento dei diritti all'industria che dal 2009 vanta un credito da oltre 50 milioni di euro" La Rai rivendica la titolarità dell'organizzazione del festival. "Mentono sapendo di mentire. Il marchio del festival è del Comune di Sanremo, se poi la Rai vuole organizzarlo in giro per l'Italia... Quanto al format, di quale format si sta parlando, dal momento che cambia sempre? Sono disposto a portare la questione fino in Europa, a sollevarla davanti alla Commissione europea". Cerruti si augura comunque che "prevalga il buon senso: non sono un avversario della Rai, è una battaglia che faccio per tutti, non per me".
IL COMMENTO
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