È ancora buio quando in via Roma 126 alla Spezia, si apre il portone e si accendono le prime luci. Sono le 6.30 di mattina e l’insegna luminosa che sovrasta i campetti dell’oratorio dei salesiani del Don Bosco segna 4 gradi. Si legga anche la data, ma è indifferente, può essere Natale, Santo Stefano o Capodanno, contano solo i giorni della settimana che i volontari della ‘Colazione con il Sorriso’ riescono a garantire: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato. Dall’alba sino circa alle 9 salendo due rampe di scale si trova un rifugio, un caffè caldo, una fetta di dolce o di focaccia, una stanza dove guardare due notizie alla tv.
Colazione, doccia calda e lavanderia
Sono dieci volontari che in diversi turni accolgono una quarantina di ospiti senza fissa dimora che trovano cibo, calore e alcuni servizi essenziali. Possono farsi una doccia calda, usare i bagni, lasciare in custodia borse e oggetti, lavare i propri abiti e ritemprarsi vicino a un termosifone.
“In otto anni il servizio è migliorato - spiega Roberta - abbiamo perfezionato la lavanderia e realizzato un deposito bagagli. Per alcuni siamo l’unica casa che hanno. Non tutti trovano un letto nei dormitori, alcuni si ritrovano per strada per necessità altri non sono più in grado di fare diversamente”.
Aumentano i giovani
“Negli ultimi anni sono aumentati i giovani, cerchiamo di aiutarli mettendo su una bacheca degli annunci di lavoro - prosegue Roberta -. Qualcuno ci riesce e non viene più. Capita poi di rincontrarsi per caso ed è una festa. Siamo felici nel rivederci, ma anche tanto sollevati nel sapere di non essere più necessari”.
C’è chi scherza e chiacchiera, chi resta in disparte e scambia solo qualche fugace sguardo al resto della stanza. Ai volontari non serve spiegare nulla, conoscono i volti nuovi al primo passo sull’uscio, così come le abitudini, gli umori e i momenti dei frequentatori più assidui. Nel corridoio ci sono degli armadi con dentro le cassette personali dove i senza tetto trovano i propri vestiti puliti. “In questo modo non devono neanche chiedere, si trovano i vestiti già lavati nella cassetta con il loro nome e così non c’è l’imbarazzo e la difficoltà di dover chiedere”.
IL COMMENTO
Il 'mio' primo pranzo di Natale da volontaria a Sant'Egidio
Quel Bambino da incontrare