Genova è una delle città dove si spreca più cibo, oltre 10 mila tonnellate edibili ogni anno. Numeri che fanno pensare (e anche preoccupare) e che rilevano, da alcuni progetti europei, la pratica quotidiana della rete di cibo che recupera quotidianamente la grande distribuzione.
Si spreca troppo cibo
"Lo spreco è triplicato rispetto a questi dati e i sistemi agroalimentari e la produzione di cibo sono il principale fatto di CO2, con grande impatto sul nostro ambiente e sul nostro clima" spiega a Primocanale Marco Malfatto, presidente Comunità di San Benedetto al Porto. Il principale fattore nella gestione del cibo è il sistema agroalimentare e di filiera: i piccoli negozi sprecano meno rispetto a quelli più sviluppati. La grande distribuzione infatti aumenta lo spreco in maniera sensibile. "La qualità del cibo che andiamo a recuperare per il 60% è panificata, ovvero derivati del pane o ancora cibo ultra processato - commenta Malfatto -. Il nostro messaggio, che vogliamo mandare oggi, è che bisogna slegare il tema dello spreco alimentare rispetto a quello della povertà". Il monito è forte e chiaro: "Non possiamo nutrire i nostri poveri, quelli della nostra città, rispetto a quelli che più hanno accesso al cibo, sprecato". Così il presidente della Comunità San Benedetto al porto capofila della Rete Ricibo.
Genova e un brutto primato
Un dato che suona come un alert e che deve far riflettere le istituzioni genovesi riguarda il ruolo del capoluogo ligure: Genova infatti è la città del Nord Italia con il più alto numero di persone che accedono ai servizi di distribuzione di cibo. Svolti da associazioni, enti del terzo settore e parrocchie, si calcola che si sia intorno al 7,7% della popolazione. "Un numero impressionante perché lo sguardo sulla povertà è cambiato, ci sono lavoratori poveri che sono occupati e non mettono insieme il pranzo con la cena - ha aggiunto Marco Malfatto -. In questi servizi si può rispondere a un bisogno di diritto, grazie all'accesso al cibo con una raccolta selezionata di prodotti che vengono recuperati con altri mezzi, tra i quali la spese sospese, ovvero quei carrelli che i cittadini trovano fuori dal supermercato nei quali si possono conferiscono beni di prima necessità".
I prodotti più richiesti
E allora quali sono i prodotti di cui c'è più necessità? Il primo è l'olio d'oliva (o anche l'olio di semi), "che noi chiamiamo oro verde", perché non se ne trova quasi mai, a causa dei costi spesso proibitivi. Mancano nei carrelli solidali anche lo zucchero, il caffè e i prodotti contenenti proteine. "Servono quindi tonno in scatola, carne in scatola, che vanno a sopperire pesce e carne freschi, che non si possono recuperare perché a breve scadenza" ha ribadito il presidente della Comunità di San Benedetto al Porto Marco Malfatto. L'ultima novità, in ordine di tempo, è quella che riguarda la riconoscibilità dei prodotti più richiesti per i meno abbienti. Il cittadino infatti, d'ora in avanti, troverà un bollino con il logo di Ricibo sugli alimenti indispensabili, così da individuarli senza rischiare di sbagliare acquisto, da introdurre nel carrello della spesa sospesa.
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