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La mensa di Sant'Egidio a Genova festeggia dieci anni di attività, durante i quali ha permesso a 79 persone senza dimora di riconquistare l'autonomia. La nuova guida "Dove mangiare, dormire, lavarsi" testimonia la ricchezza della rete di solidarietà genovese, con 144 pagine di servizi per i più fragili. La mensa, punto di riferimento per molti, ha offerto oltre un milione di pasti e rappresenta un luogo di accoglienza fondamentale, soprattutto in un periodo di crescente povertà e solitudine. Genova si conferma una città solidale, con una fitta rete di servizi per i più bisognosi, come testimonia la nuova guida "Dove mangiare, dormire, lavarsi".
In dieci anni, la mensa di Sant'Egidio ha svolto un ruolo cruciale, distribuendo oltre un milione di pasti e aiutando 79 persone a reinserirsi nella società. La mensa, con i suoi 250 volontari, è un esempio di come la comunità genovese si mobiliti per offrire supporto concreto a chi è in difficoltà.
La mensa di piazza Santa Sabina, che è il punto di partenza di tanti percorsi di supporto con cui Sant'Egidio risponde alle domande di chi ha bisogno, ha avviato le sue attività nel febbraio 2015.Aperta cinque giorni a settimana (inclusi giorni festivi come il 25 dicembre e Ferragosto), fornisce mediamente 800/900 pasti al giorno, rispondendo ai bisogni alimentari di molte persone in città.
In questi dieci anni, la mensa ha distribuito oltre un milione di pasti, raggiungendo circa 18.000 persone di 112 nazionalità differenti grazie all'impegno di 250 volontari settimanali. Grazie alla loro generosità, la Mensa di Sant'Egidio rimane aperta tutto l'anno. Non è solo un luogo dove le persone ricevono del cibo - spiega don Maurizio Scala, responsabile per Sant'Egidio del servizio ai senza dimora - ma un luogo accogliente dove trovare risposte a molte domande. Anche perché in questi anni sicuramente è aumentata la povertà, ma sono aumentate ancora di più la solitudine e il senso di abbandono.
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IL COMMENTO
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