GENOVA -"La differenza è che gli ucraini sono pronti a morire per il loro Paese mentre i soldati russi non hanno voglia di combattere".
A parlare è Corrado Zunino, genovese, ex giornalista del Corriere Mercantile ora inviato di guerra di La Repubblica, in questi giorni tornato a trovare la famiglia a Genova dopo settimane da inviato fra Polonia e Ucraina. Lo incontriamo davanti alla chiesa di Santo Stefano, nel centro di Genova, il cuore della comunità ucraina ligure.
Putin dice che attacca l'Ucraina perchè è nazista...
"Combattere il nazismo con i nazisti è un po' difficile, l'armata Wagner che è uno dei battaglioni privati di Putin è guidata da persone riconosciutamente nazista, dall'altra parte c'è un battaglione che si chiama Azov che si rifà al nazionalismo di Stepan Bandera, eroe nazionale che è stato un collaborazionista dei nazisti nella seconda guerra mondiale, estrema destra in Ucraina pesa il due per cento, un po' più di Forza Nuova e CasaPound messe insieme, è solo un'alibi di Putin per reiterare la guerra".
Fra le storie che hanno colpito Zunino la sparizione dei minori ucraini, "appena poche settimane fa c'erano 900 denunce di minori scomparsi". Molto triste la storia di Sasha, un bambino bellissimo di 4 anni morto con la nonna cercando di scappare su un'imbarcazione, la mamma ha sperato che fosse ancora vivo, invece dopo un mese è stato trovato il suo corpo".
L'esperienza più bella è stata "scoprire un popolo ucraino che probabilmente non sapeva di esserlo, non sapeva di avere queste caratteristiche, che dopo 31 anni di democrazia, complicata e corrotta, partecipa a una difesa, tutti, dai bambini di due anni agli ottantacinquenni, chi fa la guerra, chi la nutre, chi nutre i soldati, vedere un popolo così coeso in questi tempi così complicati è stata l'esperienza più forte".
Dall'esterno sembrerebbe che la Russia potrebbe sconfiggere facilmente l'Ucraina, ma non è così?
"Non è così, gli analisti militari dicono che per per fare bene la guerra ci vogliono sì le armi ma anche la voglia di combattere, gli ucraini vogliono difendere il loro territorio, per quanto gli costi molto, perdite, morte e dolore. I soldati russi arrivano lì, la gran parte, senza sapere granché, senza sapere perché vanno a morire, hanno fra i diciotto e vent'anni e la faccia dell'inconsapevolezza. Combattere in questo modo è più difficile".
Chi è Zelensky?
"Oggi secondo me Zelensky è un eroe non solo nazionale ma dell'Occidente, non sappiamo cosa sarebbe un'Ucraina conquistata in tre giorni, Zelensky è un uomo normale, un ex comico, un Beppe Grillo dell'Ucraina che grazie a un'intuizione del suo produttore, faceva una situation comedy che si vede in questi giorni in Italia, ora è un riferimento, ha dimostrato chi era quando agli americani ha detto non mi serve un passaggio, non portatemi via da Kiev, mi servono le armi".
I vecchi inviati di guerra ora dicono che non ci sono più gli inviati di una volta e neppure le guerre di una volta: è la solita storia degli anziani che non si rassegnano a invecchiare?
"E' stata un'uscita infelice, è vero non ci sono più le guerre di una volte perché arriva dopo venti, trent'anni dall'ultima guerra, è una guerra difficile, cattiva, che ha prodotto ad oggi 18 giornalisti morti, tenendo conto che si stava parlando di persone che stavano sotto i missili era il caso di pensarci due volte prima di uscire con queste affermazioni"
Questa guerra finirà presto?
"Temo di no per due motivi, perché Putin non vuole chiuderla con quella che potrebbe apparire una sconfitta e perchè gli ucraini non smetteranno di difendersi".
IL COMMENTO
"Breathe": la politica ha il dovere di ricordare i giorni del Covid
Il docufilm sul Covid, una lezione per la giunta che deve rifare la sanità