Attualità

Oggi la presentazione della Colletta Diocesana di domenica primo maggio in tutte le parrocchie della città
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di Aurora Bottino

 

GENOVA-Sessantacinquesimo giorno di guerra in Ucraina. E se tra i rifugiati in arrivo dal paese sotto le bombe russe ci sono ricchi e benestanti, tra di loro sono stati oltre 2.165 le persone arrivate a Genova e accolti dal punto di ascolto della Caritas Diocesana, distaccato presso il centro di Santo Stefano. 

Tantissimi i profughi ucraini arrivati e in arrivo nel capoluogo dopo aver lasciato tutto indietro: casa, amici, tanti padri e a volte anche genitori e figli. Dalla parrocchia di Santo Stefano, nel cuore di Genova, la Caritas Diocesana ha trovato un posto dove dormire a circa 300 persone. Parrocchie, appartamenti, realtà  ecclesiastiche ma soprattutto, nelle case dei genovesi che si sono offerti di condividere la loro vita, almeno temporaneamente, con una famiglia ucraina.

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Una catena di solidarietà che ha portato oltre 22 tonnellate di aiuti da Genova a Ternopil, nell'Ucraina occidentale, con il primo di 17 tir di aiuti partito il 4 marzo scorso. Nel frattempo la guerra continua a lasciare i suoi segni nelle città attaccate dai militari russi. La guerra in Ucraina sta portando di giorno in giorno sempre più persone fuori dal Paese, una parte di queste è diretta in Italia. La mobilitazione in Liguria è partita subito sin dal primo giorno e sono stati tantissimi i beni raccolti grazie alle donazioni dei liguri. Oggi, però, gli aiuti necessari sono cambiati: riso, farina, sughi pronti, legumi, caffe, medicine come antistaminici, antinfiammatori, sciroppi di tosse, spray per la gola ma anche prodotti per l'igiene come bagnoschiuma e shampoo.

A controllare l'andamento del punto di accoglienza da mesi sul sagrato della Chiesa di Santo Stefano anche il l'arcivescovo di Genova, il Monsignore Marco Tasca: "Genova è davvero accogliente, ho visto qualche genovese meravigliato ma non c'è da stupirsi. Condivisione, serenità e accoglienza. Stiamo reagendo a questa guerra che non era prevista, un po' come il Covid, vedo una città viva, vivace, ma che reagisce e accoglie. Occorre si trovare soluzioni più attinenti e stabili, è vero, ma io sento volontà, desiderio e disponibilità. Grazie Genova".

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Una forte ondata di solidarietà ha visto la popolazione genovese in prima linea, ha raccontato il vicario Episcopale per la Caritas e il direttore della Caritas di Genova, Don Andrea Parodi: "Mi ha stupito, pensate che è arrivata una telefonata che chiedeva ospitalità qui perchè avevano sentito dire che Genova accoglie. Siamo orgogliosi, al centro di ascolto sono passati più di 2000 persone: abbiamo anche 33 famiglie genovesi che hanno aperto la casa e da ormai da due mesi ospita profughi ucraini. Per questo dobbiamo continuare a donare, anche a chi è ancora in Ucraina: il primo maggio in tutte le chiese di Genova, in linea con quella che è la richiesta, faremo una raccolta per Caritas italiana per sostenere tutti quelli che non riescono a scappare, a fuggire dal paese in guerra".

 

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