GENOVA - "Quali sono le doti principali per un pilota delle Frecce Tricolori? Umiltà, un atteggiamento costruttivo e spirito di sacrificio" - Risponde così il Stefano Vit, pilota e comandante delle Frecce Tricolori 2022, intervistato da Primocanale nel giorno delle prove generali che prevede quello dell'esibizione delle Frecce Tricolori a Genova, domenica 15 maggio. Un evento che Primocanale seguirà in diretta dalle ore 16.30.
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Come si diventa pilota delle Frecce Tricolori?
Per prima cosa voglio dire che è un grandissimo piacere tornare a Genova dopo l'ultima volta, nel 2009. Le Frecce Tricolori fanno parte dell'Aeronautica, per farne parte il percorso è molto lungo: si inizia arruolandosi nelle forze armate, diventando così un ufficiale, ed a quel punto si può intraprendere l'addestramento di volo, che prevede una lunga formazione presso le scuole italiane o estere, per ottenere il brevetto. Una volta conseguito, si viene assegnati ai reparti operativi dell'Aeronautica Militare, e dopo un'esperienza di almeno 5 anni si ha la possibilità di provare la selezione per entrare a far parte delle Frecce. Ogni anno abbiamo una rosa di candidati molto ristretta perché i requisiti richiesti sono molto severi, al massimo abbiamo avuto 10-12 candidati all'anno. Ma di questi solo 1 o al massimo 2 entrano a far parte della formazione.
Una formazione che ruota annualmente?
Sì, la formazione si rinnova ogni anno per far sì di avere sempre un ricambio generazionale alla formazione ma anche per dar modo a tutti quanti di crescere. Chi è già in formazione non rimane sempre nella stessa posizione, è prevista una rotazione. Per cambiare posizione ci vuole un addestramento specifico, quello che facciamo nei mesi invernali perciò è smontare la formazione per poi ricostruirla daccapo.
Quali sono le doti più importanti per diventare un pilota delle Frecce Tricolori?
Le doti per avere successo nel nostro ambiente sono quelle che tutti gli ufficiali devono avere: l'Aeronautica Militare ci cresce con gli stessi valori fin da piccoli, valori che entrano dentro di noi e che portano successo in qualunque ambiente professionale, non solo nel settore militare. Nel nostro ambiente, dove è molto importante lavorare in squadra, i valori fondamentali sono l'umiltà, il saper accettare le critiche, saper comunicare con gli altri in modo che non vada a ledere l'emozioni altrui, avere sempre un atteggiamento costruttivo e avere spirito di sacrificio, non rincorrendo solo gli obbiettivi personali.
Lei è stato in Afghanistan, in Libia, in paesi del genere. Che esperienze sono state per un militare?
Esperienze importanti, che ti fanno crescere. E' il momento in cui dopo tanto addestramento si mette a frutto ciò che è stato imparato. Le operazioni fuori dai confini italiani non solo danno soddisfazione personale, ma danno anche la possibilità di dare una mano al paese per raggiungere l'obiettivo.
Quante ore ci si allena?
Mediamente ogni pilota vola 1-2 volte al giorno, ed ogni volta sono circa 40 minuti si volo acrobatico molto intenso
Come affrontano i momenti di tensione?
La tensione si domina con l'addestramento: come gli atleti si preparano per una performance sportiva allenando mente e corpo, anche noi ci addestriamo tantissimo volando, ed i più anziani cercano di aiutare i più giovani con dei consigli. E' chiaro che nelle prime esibizioni si tende ad emozionarsi di più, solo con l'esperienza ci si riesce a controllare meglio. C'è da dire che quando si decolla, l'emozione lascia spazio alla concentrazione.
Gesti scaramantici prima delle esibizioni?
Generalmente i piloti sono molto scaramantici, ognuno ha il proprio gesto e tende a tenerlo nascosto.
Lei è il direttore d'orchestra che dirige le operazioni da terra
Più che un direttore d'orchestra, il mio compito è quello di fare come un allenatore in panchina: gli schemi vengono studiati e ristudiati alla base durante l'addestramento, i piloti durante il volo procedono in modo autonomo. Quello che può fare il comandante a terra è molto poco, però cerca di dare degli aggiustamenti in modo che la resa scenica e tecnica di fronte al pubblico sia quella desiderata. Il comandante si preoccupa di controllare le predisposizioni, in modo che i riferimenti in mare siano posizionati in modo opportuno e che ci siano le condizioni di gestire il volo in sicurezza.
E' un lavoro che non consente il minimo errore, questo può pesare?
In realtà il nostro volo è strutturato in modo tale da lasciare sempre un margine d'errore: il nostro non è un azzardo, e se non ci fosse margine d'errore lo sarebbe. Tutto è studiato non per raggiungere la performance massima ma per raggiungere un buon risultato ma con margine d'errore: i piloti possono sbagliare, ma lo sbaglio non deve portare a pericoli.
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