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L’acqua è oro: con 6 mulini Casanova modello anti siccità
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di Gilberto Volpara

In mezzo alla stagione di una aridità senza precedenti, lassù, il rumore del rio si trasforma in musica. Resta gelida l’acqua che scende dal piccolo lago soprastante il nucleo di case in via del Mulini a Sant’Olcese. E, seppur meno abbondante, non fa registrare particolari problemi di approvvigionamento, attuali in qualsiasi contesto nazionale. Merito di una conformazione speciale, quella del sito in prossimità della località Casanova a Sant’Olcese.

L’indicazione è fornita da Guido Bevegni, profondo conoscitore del territorio. Scoprendo quella borgata dove sarebbe ingeneroso parlare genericamente di paradiso - perché lì i decenni andati sono stati sinonimo di agricoltura massacrante per combattere fame e miseria – emerge un contesto speciale.

Trovi Ernesto e Maria Teresa Torrassa, sono fratelli e nipoti di nonna Paola: donna tenace che era venuta a vivere in quello spicchio di terra dalla Presa di Tensasco. È vissuta fino a 102 anni. “Lavorare tanto e mangiare poco” era il suo motto. La ricchezza d’acqua, tuttora viva e raccontata in un approfondito volume dal geologo Antonio Berveglieri, permise la creazione addirittura di 6 mulini in pochi chilometri: “C’erano quello “de datu” ossia più in alto, poi l’impianto di nonna Paola, quello sottostante delle castagne, du Picci, da bassu successivamente conosciuto per la pesca alla trota e, infine, l’ultimo dello zolfo. Alcuni presentano, ancora, qualche resto e nel nostro caso rimane la ruota”.

La famiglia Torrassa tratteggia un contesto umile, ma dignitoso. Almeno, rispolverando la propria infanzia in via dei Mulini. I periodi in cui si partiva con il mulo o l’asino, per vendere in città, erano già superati: “Tuttavia, noi ricordiamo ancora i campi coltivati. Oggi, il bosco ha preso il sopravvento. Un tempo, questa, era la terra di grano e frutta con due o tre mucche in ogni casa”.

Aprono le porte del mulino di nonna Paola. Appare un piccolo museo contadino in cui, sopra la cucina, ben conservato spicca l’essicatoio: “Vederlo nel contesto domestico è cosa rara”. Un mondo proseguito con piccoli ammodernamenti fino al decennio in mezzo alle due guerre. Poi, il ricordo del 1970 e la grande paura: “Un’inondazione mai vista prima con gran parte delle memorie del secolo precedente portate via dalla furia dell’evento”. Già, proprio, l’acqua che qui resiste differentemente a quanto accade nell’altro mondo, tuttora, ribelle contro i maltrattamenti subiti lontano da qui. Quello che sta consegnando all’umanità, non solo di valle, siccità e distruzione.