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Ora con l’arrivo di Aramu e magari di Puscas ci sono altre soluzioni, ma serve la testa, il carattere e pure il cuore
1 minuto e 58 secondi di lettura
di Giovanni Porcellla

GENOVA - Nessun dramma per carità, ma il Genoa dopo lo 0-0 col Benevento si spera abbia compreso che razza di campionato sporco e indecifrabile lo aspetti. Lo deve vedere la squadra, il tecnico Blessin e il pubblico.

La verità è che qui tutti davano già per scontato l’arrivo dei tre punti contro i campani ed invece la delusione è che non è arrivato un gol nemmeno con l’aiuto dei ventimila presenti. Badelj e compagni sono sembrati un po’ snob tanto che l’arbitro Pezzuto era sempre circondato da giocatori giallorossi su ogni decisione che doveva prendere, compresa quella scellerata sul rigore tolto dal Var, mentre dei rossoblu nemmeno l’ombra, come se non interessasse. Si sono rivisti dei flash dell’anno scorso dove infatti i pareggi con Udinese, Empoli e Salernitana sono stati letali e decisivi per la retrocessione. Se in casa non vinci con un pubblico così, c’è francamente da preoccuparsi, inutile girarci intorno.

Quella simbiosi tifosi-giocatori sabato non c’era e non per colpa della gente. Il Genoa ha giocato maluccio anche se avrebbe meritato la vittoria soprattutto nel finale, con la squadra trascinata da Gudmundsson, l’unico a cercare il dribbling e non lo scarico all’indietro del pallone. L’islandese ha le caratteristiche di guastatore e anche a Venezia aveva confezionato il gol di Yeboah. Insomma la fantasia bisogna liberarla. Blessin punta sul pressing e fin qui tutto ok, ma poi? L’importante è che non torni il fantasma di Destro sotto forma di Coda che in area di rigore non c’è quasi mai perché deve creare spazi per gli altri che però non segnano. Ekuban impalpabile, Yeboah che si è divorato una rete che più facile non c’era. Si rifaranno, non occorrono processi. Ma Coda, il generoso, finisce per andare dalla bandierina del corner o sulla fascia laterale o addirittura a fare il trequartista, invece dovrebbe essere lui il terminale del gioco. È uno da 20 gol a stagione e invece nell’assalto finale è stato addirittura sostituito. Ma non si poteva giocare con tre punte con lui dentro?

Ora con l’arrivo di Aramu e magari di Puscas ci sono altre soluzioni, ma serve la testa, il carattere e pure il cuore. Si perché è al Ferraris che passa la strada del ritorno in serie A immediato.  C’è tempo, c’è fiducia, c’è tutto ciò che serve, ma è chiaro che il Genoa deve mettersi l’elmetto.

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