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di Matteo Angeli

GENOVA - Matteo Messina Denaro, l’uomo più ricercato d’Italia, ha concluso la propria fuga mentre era ricoverato sotto falso nome, nella Clinica La Maddalena dal capoluogo siciliano, per una terapia oncologica. Abitava in un appartamento al piano terra di una palazzina a Campobello di Mazara, in vicolo San Vito, quasi 11mila abitanti in provincia di Trapani. Un paesino a 8 chilometri da Castelvetrano, dove era nato. Su questo arresto se ne parla e se ne parlerà ancora e chissà per quanti anni ci saranno domande, dubbi e perplessità, Ma a prescindere da come siano andati i fatti è bene avere chiaro che con l’arresto di Matteo Messina Denaro la mafia non è battuta. Perché ormai da decenni il fenomeno mafioso, inizialmente pressoché autoctono e confinato nelle regioni del Sud, si è progressivamente diffuso e puo' dirsi purtroppo ormai globalizzato,

"La mafia è dovunque, in tutta la società italiana, a Palermo e Catania, come a Milano, Napoli o Roma, annidata in tutte le strutture come un inguaribile cancro”.

Giuseppe Fava, giornalista e scrittore ucciso nel gennaio del 1984.

Fava lo aveva capito perfettamente, forse prima di tanti altri. In Italia c’è la mafia ma ci sono anche tante organizzazioni criminali come Cosa Nostra e la Stidda siciliane, la ‘Ndrangheta calabrese, la Sacra Corona Unita pugliese, la Camorra napoletana. Alcune si limitano ai loro territori altre sono da decenni sparse ovunque, soprattutto al Nord e si occupano di giochi e scommesse on-line, energie rinnovabili, agricoltura, ristorazione, ingrosso alimentari, attività turistiche/alberghiere, sanità pubblica, appalti pubblici, corse cavalli, edilizia, onoranze funebri,  commercio d’arte, traffico reperti archeologici, raccolta e smaltimento rifiuti. Insomma sono ovunque e non sempre si fanno vedere, restano nell'ombra, trafficano in silenzio a che se a volte esercitano violenza come è nella loro natura.
Anche La Liguria è una terra di mafia. Ma anche di Camorra, Cosa nostra, ‘ndrangheta che progressivamente e inesorabilmente si sono impadronite di porzioni rilevanti del nostro territorio. Tanti fanno finta di niente, molti neppure se ne sono accorti.

Una decina di giorni fa il neo prefetto di Imperia Valerio Massimo Romeo, diceva: "Conosco i commissari che sono stati a Bordighera e Ventimiglia, entrambi Comuni sciolti per mafia. Ritengo che sia necessario avere un quadro costante di aggiornamento su chi giunge nei comuni maggiormente attenzionati, avere dei profili sulle persone o sui soggetti che aprono attività, che entrano a far parte nei una comunità oppure che entrano in contatto con soggetti attenzionati dalle forze dell'ordine".

Secondo la Direzione investigativa antimafia, in Liguria ci sono tre 'locali' 'ndranghetiste, comandate da una camera di controllo regionale a Genova, sono presenti a Lavagna e Ventimiglia".

La Dia in una relazione di ottobre faceva notare che "sono ancora in corso i lavori per la realizzazione di grandi opere pubbliche quali il Terzo Valico e il nodo ferroviario di Genova oltre a quelli straordinari previsti dal 'decreto Genova' per il potenziamento del sistema portuale e aeroportuale. IN considerazione dei progetti elaborati dalle Istituzioni per l'utilizzo dei fondi del Pnrr è prevedibile che le organizzazioni mafiose possano tentare di intercettare gli ingenti investimenti pubblici attraverso l'indebita aggiudicazione di appalti o subappalti anche avvalendosi di importanti interlocuzioni eventualmente acquisite nel mondo imprenditoriale e politico".

Ora capite perché è giusto applaudire l’arresto del boss ma allo steso tempo preoccuparsi per una guerra difficile da vincere. Matteo Messina Denaro non è uno. Sono tanti. Per lo Stato quasi una lotta contro i mulino a vento. Ma una lotta che deve essere vinta.

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