Sono molto contento che a Genova ci siano tanti progetti in discussione o addirittura già decisi. Voglio premettere che non appartengo alla categoria assai numerosa nella storia degli ultimi decenni genovesi, dei mugugnoni. Di quelli che: “Maniman…e che cosa ce ne facciamo della funivia? Mica annemmu a scià a Granarolo…”. Oppure: “Un tram sul Bisagno? Ma semmu abbelinèe? Che se poi viene un’esondassione….”. Abbiamo vissuto noi vecchietti, periodi in cui non si faceva niente di niente. Tristi e inutili. Ma non sposo neanche l’entusiasmo un po’ leggerone di quelli che esaltano la Grande Stagione del Fare. Nel senso che il Fare va benissimo, ma mantenendo i piedi per terra, cioè : fare, ma avendo bene in testa e sulla carta che cosa, come e con che soldi. Che si esemplifica perfettamente nella soluzione della Sopraelevata: togliamola pure, ma quando avremo verificato che il tunnel funziona bene e smaltisce adeguatamente quello che deve smaltire. L’altro giorno c’era un Tir che tentava di salire in via Gropallo….
La funivia che collega il porto ai forti e alle mura è per molti un’idea entusiasmante e probabilmente attirerebbe anche i turisti. Bisogna, però che prima di piantare dei piloni al Lagaccio, quartiere che di problemi ne ha abbastanza compresa l’eterna questione della caserma Gavoglio, storico cavallo di battaglia della senatrice Pd Roberta Pinotti si faccia qualche approfondimento supplementare. Marco Marchisio che ha scritto un bellissimo libro sulle funicolari edito da Termanini, quando glie ne ho parlato mi ha risposto che forse basterebbe allungare il percorso suggestivo dell’ antica cremagliera del 1901.
Dato che molti cittadini non vogliono la funivia non sarebbe più ragionevole la cremagliera? E magari prima di tutto predisporre adeguatamente la vasta area delle mura e dei forti che non mi risulta siano tutti così visitabili o utilizzabili. Portiamo su i turisti, e poi che cosa gli facciamo fare?
Ho fatto soltanto gli esempi più impegnativi e clamorosi dal punto di vista mediatico per contrapporre la spinta del Fare alla Grande a quella del Fare in Piccolo. Che poi traduco con una sola e banale parola: Manutenzione.
Sono sempre stato un indomabile propugnatore della Manutenzione della città, cioè di quei lavori noiosi e poco spettacolari, anzi per niente, che però costituiscono la civiltà del vivere nella comunità urbana: la pulizia delle strade, la riparazione dei complicati marciapiedi genovesi, la cancellazione delle schifezze dipinte sulle facciate appena restaurate (vedi via Balbi), il distacco degli adesivi dai cartelli stradali, il raddrizzamento degli stessi e degli specchi agli incroci, la tinteggiatura degli attraversamenti pedonali, lo stato dei parchi e giardinetti (bellissima l’idea di valletta Carbonara, ma non dimentichiamoci di Acquasola e Villa Gruber) eccetera eccetera.
Il sindaco mi lancerà qualche urlo dal suo ufficio: “Ma lo stiamo facendo!!!!”.
Ecco. Appunto. Continuiamo e intensifichiamo la Manutenzione di Genova, mentre perdiamo qualche ora in più di approfondimento e di confronto prima di appenderci ai cavi di una funivia….
La politica del Fare in Grande e quella del piccolo Fare quotidiano
2 minuti e 26 secondi di lettura
di Mario Paternostro
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