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"Dov’è nato e quando, signor Spinelli?". "4 gennaio 1940 ma mi sento dell’80». Una riposta lucida, fuori tema e spiazzante anche per il pm che infatti ne rimane sorpreso. L'interrogatorio del 17 maggio si trasforma in una sorta di piccolo show di un uomo che nonostante tutto arriva sorridente nei tristi corridoi di Palazzo di Giustizia. Perché Aldo è fatto così.

Si è fatto da solo, con la quinta elementare in tasca. Nato il 4 gennaio 1940 a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, con i genitori, il nostromo Roberto e la casalinga Carmela, e gli altri tre fratelli si trasferisce a Genova nel quartiere di Sampierdarena. Il padre morì il 19 febbraio del 1958 all'età di 42 anni nel naufragio della nave Bonitas dell'armatore Ravano al largo della Virginia, insieme ad altri 22 marinai. Aldo a 18 anni si mette subito a lavorare. Trova posto in una piccola azienda di trasporto di legname la Almea di proprietà milanese e che operava nel porto di Genova.

Grazie al risarcimento assicurativo americano per la morte del padre e a molte cambiali ("ottocentomila lire al mese: fui stato un pazzo incosciente") nel 1963 all'età di 23 anni riesce addirittura ad acquisire l'azienda: le cambia il nome in Rebora e le cambia anche il colore dei camion: dall'azzurro ("porta sfiga") al giallo. Giallo che diventerà poi il suo colore portafortuna che lo accompagnerà in ogni sua attività. 

L’azienda inizia la sua crescita già nei primissimi anni Settanta, quando il Commendatore intuì che il futuro della logistica sarebbe stato nei containers al punto da adattare i semirimorchi dell’azienda a questo tipo di trasporto. Negli anni Ottanta l’azienda Industrie Rebora Srl, inizia ad acquisire grandi aree di stoccaggio, riparazione e compravendita container prima di un'altra grande intuizione di Spinelli, capire che lo sviluppo del trasporto sarebbe passato per l'intermodalità. 

"U sciu Aldo", patrimonio netto di 43,5 milioni e ricavi che sfiorano i 200 milioni,  riesce negli anni a diventare uno dei grandi attori del porto di Genova, prima "nemico" e poi socio del potente armatore Gianluigi Aponte con cui ha gestito per oltre vent'anni il Terminal Rinfuse A inizio del 2023 il Commendatore vende il 45% della sua azienda alla Lightouse Italy, gruppo Hapag Lloyd, colosso tedesco del trasporto marittimo, mantenendo il 55%.
 
Spinelli ha avuto in passato tante passioni. Una sicuramente quella del calcio che lo porta per tanti anni ad essere Re di Genova e Livorno, due città accomunate dal mare e soprattutto dal porto. Presidente del Genoa dal 1985 al 1997 con cui ottenne un quarto posto in Serie A , con soddisfazioni importanti. Lasciato il Genoa nel marzo 1999 Spinelli assume la carica di presidente del Livorno portando il club toscano dalla Serie C alla A, conquistata nel 2004. Da lì nasce l’epoca d’oro del club amaranto che disputa quattro campionati consecutivi nella massima serie, partecipando anche alla Coppa Uefa nella stagione 2006/07. 

Parecchio fortunato, furbo come una faina, opportunista e cinico quando il caso, Spinelli nella sua vita è sempre stato un passo avanti. Vede, immagina scenari che altri magari neppure ipotizzano e lo fa con una naturalezza obiettivamente fuori dal comune. Come quando risulta tra i primi a capire l'importanza di avere infrastrutture all'altezza per evitare l'isolamento e il depauperamento del porto di Genova.

Sempre in prima linea sulle banchine anche in pieno inverno quando soffia un vento gelido, ma anche sempre dentro le grandi "partite" della città. Nel 2015, ad esempio, diventa socio di Banca Carige, prima alleato dell’azionista Malcalza e poi della cordata avversa, targata Raffaele Mincione e Gabriele Volpi. E in quegli anni che spiegò all'allora Presidente del Consiglio Renzi l'importanza di una nuova diga nel porto. "Vorrei vivere abbastanza per vederla, non è un sogno per me ma per la città" dirà in seguito. 

Con i politici ha sempre avuto un buon rapporto sempre convinto che fossero funzionali ai suoi affari e che a loro servissero imprenditori attivi e propositivi per sviluppare l'economia. E così nel tempo eccolo prima amicissimo del Ministro dei Trasporti Prandini, poi di Burlando quindi di Toti ma anche di Salvini e di tanti altri. 

Le capacità di Aldo prima e del figlio Roberto poi di costruire un impero imprenditoriale restano un esempio da seguire. "Nella mia vita ho realizzato tutti i sogni: sono stato presidente del Genoa, ma anche presidente del terminal contenitori del porto e dell’Autostrada del Frejus" ha ripetuto più volte orgoglioso. Un duro, uno tosto da battere nelle trattative ma anche uno molto amato dai suoi dipendenti e non solo perché per vent'anni gli ha comprato panini e pizze in centro perché in porto il sabato e la domenica era tutto chiuso.

Oggi il Commendatore è costretto dal 7 maggio scorso ai domiciliari nella sua villa di Quarto. Solo, molto solo. Nessuna telefonata, nessun rapporto con l'esterno solo qualche colloquio con il suo avvocato e con un amico che ogni tanto va a trovarlo. Aveva bisogno di un abbraccio con il figlio Roberto ma la richiesta è stata rimandata al mittente. Una decisione che fa riflettere, ognuno si sarà fatto la propria idea.
Chi lo conosce bene è pronto a scommettere che questo periodo non lo butterà via. Chissà che non segua qualche lezione online di inglese. L'unica cosa che si è detto pentito di non aver mai studiato. "Quando sono a cena con i miei armatori mi sento davvero piccolo piccolo".