Commenti

2 minuti e 12 secondi di lettura

È sempre una bella sensazione quella che si prova salendo sull'autobus che ti riporta a casa, una volta terminata la giornata di lavoro. Già ci si immagina cosa cucinare per cena o si fantastica di rilassarsi davanti ad un film o una serie tv, pregustando poi il meritato riposo. E sicuramente è la stessa sensazione che prova anche l'autista dell'autobus che è all'ultima corsa, con la differenza che per lui potrebbe esserci ancora un giro da fare, quello per portare l'autobus in rimessa. 

Incidente alla rotonda di via Piave, il traffico si ferma: un imprevisto che non fa piacere a nessuno, né ai passeggeri a bordo, né tantomeno all'autista. "Forse stasera salto il secondo e guardo una puntata in meno, sennò poi viene troppo tardi". In strada c'è un'ambulanza, a terra due moto, anche se fortunatamente non ci sono feriti gravi. E intanto si forma una lunga coda tra auto e motorini, incolonnati in galleria fin dall'altezza di Piazza Palermo. 

Restiamo fermi una decina di minuti, a motore sempre acceso. Sono quasi le 9 di sera e iniziano le telefonate a casa: "Sì, c'è un incidente, sono in ritardo... Iniziate pure a mangiare". "No, non so cosa sia successo, siamo fermi in coda, ma arrivo". Finché non arriva l'annuncio: "Signori e signore, questo autobus è fuori servizio e torna indietro. Siete pregati di scendere qui". Fine turno, fine del viaggio. 

Rassegnati, anche se un po' stupiti, scendiamo ubbidienti dal bus senza particolari delucidazioni. Così, fuori dalla fermata - ricordando tutte quelle volte che ho perso la corsa anche con il bus fermo al semaforo rosso "perché è vietato far salire o scendere i passeggeri fuori dalle aree definite" - mi arrendo al mio destino: mezz'oretta a piedi e arrivo a casa. Anche perché sicuramente non ci saranno altri 42 dopo questo, inutile raggiungere la prossima fermata ad aspettare.

Pochi metri e sento un tonfo. Mi giro e vedo l'autobus che - mentre faceva manovra per fare inversione in un tratto con doppia corsia - ha colpito marciapiede e il muro della galleria, fortunatamente senza riportare particolari danni. "Aveva davvero fretta di arrivare a casa", penso. Più fretta di noi altri passeggeri.

Inizio a camminare, mi godo il tragitto. Poco prima di arrivare nella mia via, mi supera un altro 42. A saperlo, mi sarei fermata ad aspettare. Però sono contenta della passeggiata, in una Genova in cui sono già tutti a tavola, con le prime luci della sera. Mi godo le strade tranquille e quasi deserte, l'aria che si fa più leggera. A volte è bello avere un po' meno fretta.  

Intanto Amt ha subito preso in carico la segnalazione e si è attivata immediatamente per verificare l’accaduto con l’autista.