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I fatti della nostra attuale politica quotidiana sono il risultato di eventi del passato di quegli anni che con la serie di “Ti ricordi?” stiamo raccontando con Franco Manzitti da alcune settimane su Primocanale. Gli scandali hanno sempre radici vecchie per non dire antiche. Così la corruzione, così la necessità di pagare il funzionamento della politica se non esiste un sistema congruo e ragionevole di finanziamento pubblico.

Nell’ultima parte delle puntate dedicate alla fine dei vecchi partiti, emergono proprio questi nodi: chi e come si mantiene la politica dei partiti? Arriviamo, cioè, agli anni drammatici di Tangentopoli quelli che segneranno la scomparsa di partiti storici come il Socialista, la Democrazia Cristiana e il Partito comunista che tra il 1989 e il 1991 con la segreteria di Achille Occhetto cambierà addirittura nome. Addio alla parola “comunista” e ecco prima il Pds, partito democratico della sinistra e poi i Ds, Democratici di sinistra.

Nella storia genovese emergono alcune figure importanti. Come Rinaldo Magnani, socialista gioviale e acuto che guida il partito socialista alla conquista della Provincia e della Regione. Magnani diventerà poi il presidente del porto e sarà quello che sigla l’atto finale della lunga controversia tra camalli e Cap che abbiamo racconto alcune puntate fa. Un politico cortese e spiritoso, ma risoluto. Quando morirà, improvvisamente, stroncato da un infarto sulle scale di Palazzo Tursi dopo essere passato con Berlusconi, lo rimpiangeranno anche gli avversari.

La Dc è stata l’esempio perfetto di come all’interno di un grande partito possano convivere anime e idee molto diverse, espresse dal sistema delle correnti. A Genova e in Liguria il partito scudocrociato fu per lunghi anni nelle potenti mani del senatore Paolo Emilio Taviani, più volte ministro, che della sua Bavari aveva fatto una piccola capitale della politica. Ci dovevano passare tutti per le decisioni strategiche. Dopo “Pet” il partito passa nelle mani di nuovi personaggi, da Gianni Bonelli che regge le fila del partito con astuzia politica, a Giancarlo Piombino ultimo sindaco democristiano prima della conquista di Tursi da parte della sinistra, all’indimenticabile Filippo Peschiera, che, sequestrato dai brigatisti di Riccardo Dura, lui professore universitario li sottopone a un severo esame sul senso della rivoluzione. Dall’articolo dell’”Unità” sul sequestro: «Mi sparate per quello che ho scritto o per le mie idee?». «Per la tua militanza», è stata la laconica risposta. Ma i brigatisti sembravano imbarazzati. «Certo — ha aggiunto Peschiera - io sono un riformista convinto. Vorrei però poter parlare non con voi, ma con i vostri capì, con chi vi manda, per poter capire ». A questo punto il “capo” pare abbia detto che il professore « la sapeva troppo lunga ». Racconta ancora Peschiera: « Due di loro si sono messi ad armeggiare alle mie spalle. Io ero sotto la minaccia dell'arma e non mi potevo voltare. Ho chiesto che cosa scrivevano. Il "capo" mi ha risposto che preparavano un cartello: la stella con le iniziali Br e sotto, servo dello Stato imperialista e delle multinazionali. Bene, mi sono detto, questa è follia. Mi hanno fotografato. Ho capito che era giunto il momento dell' "esecuzione ".

Ancora in pista con la Dc grandi personaggi come Fausto Cuocolo, docente, che diventerà presidente del consiglio regionale e il professor Bruno Orsini, psichiatra di gran valore che dopo i primi anni nella politica e dieci anni di professione rispuntò al vertice regionale e nazionale dello Scudocrociato diventando anche sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di un governo Fanfani. Fu lui a scrivere la Riforma dei manicomi e la famosa legge siderurgica che salvò l’acciaio in Italia.

Il Pci era quello di Luigi Castagnola, raffinato e riservato vicesindaco, di Pietro Gambolato, di politici esperti e soprattutto veramente popolari, cioè vicini alla gente del quartiere, come Speciale, Mazzarello, Margini e Montaldo, di “giovani” in ascesa come Mario Tullo, e Claudio Burlando, ma anche di intellettuali super e mai più “replicati”, ahimè, come Silvio Ferrari, storico dell’arte e insegnante “moderno” al prestigioso liceo classico Colombo di Sbarbaro, il geniale Lamberto Cavallin e il poeta Edoardo Sanguineti. In Provincia si distingueva il giornalista dell’”Unità” Giulietto Chiesa che diventerà uno degli uomini più vicini al leader sovietico Gorbaciov. Tra le compagne Marta Vincenzi che diventerà prima sindaca di Genova e Roberta Pinotti addirittura prima donna ministro della Difesa!

A Lamberto Cavallin si deve la coraggiosa applicazione a Genova della riforma che chiudeva i vecchi manicomi, impresa titanica, allora. A Sanguineti affascinanti visioni, spesso anticipatrici di quello che sarebbe accaduto dopo anni.

Ricorda nella puntata Roberto Speciale che lui segretario provinciale del Pci, visse e affrontò i primi problemi. “Ci furono tra il 1989 e il 1991, ben tre congressi e il cambio del nome. Faccio l’ultimo congresso del Pci nell’89, congresso curioso dove ci sono per la prima volta due candidati. Alla fine eleggiamo Burlando votando di fronte a un altro valido candidato Franco Mariani . C’è Napolitano che presiede questo congresso, ma per la prima volta notavo circoli magici intorno. Non era più il partito che avevo conosciuto".

Poi, dopo Tangentopoli ecco che anche sulla scena genovese appare il Cavaliere e comincia la scalata del potere politico da parte del fondatore di Forza Italia. Curioso. Ti ricordi, Franco, che parlavamo della politica decisa, spesso, al tavolo di una trattoria o di un ristorante? Bene. Berlusconi debutta nella meraviglia della piazzetta di Portofino. Appare al tavolo di quel piccolo paradiso della cucina di Puny. Poi si moltiplicano i suoi fedelissimi in tutta la Liguria. Sta davvero cambiando tutto in politica. I nomi, i cognomi e soprattutto lo stile. Già, lo stile…. E chi se lo ricorda più lo stile… e ci furono a Genova cambiamenti anche in cucina: l’aglio, infatti, scomparve dal pesto.

Era giusta la previsione che fece D’Alema, commemorando Berlinguer a Riva Trigoso alcuni anni fa: “La politica è necessaria. Poi c’è stata un’ eclisse della politica, si pensava di poter fare a meno dei partiti. Se la politica perde peso vuol dire che il potere si sposta nelle mani di chi ha le ricchezze. E’ un fatto automatico”.

Caro Franco appuntamento con la nuova serie di “Ti ricordi?” a settembre! Abbiamo ancora moltissime storie da rileggere insieme…..