GENOVA - L’area più a sinistra del Pd con Orlando, Natale Garibaldi e l’appoggio schierato di Sansa, ha provato a forzare la mano di un’alleanza scontata con i 5 Stelle per imporre il deputato spezzino ex guardasigilli, considerato dai Dem un 'usato sicuro' anche se in realtà non si è mai confrontato in Liguria con il sistema delle preferenze.
E la forzatura ha anche vissuto momenti di contrasto ed è probabilmente anche la causa dell'impasse attorno al nome di Orlando: la partita, del resto, non si può giocare completamente a Genova, la scelta del candidato presidente deve essere fatta con il sigillo decisivo della politica romana e si deve basare anche su una corretta ripartizione delle candidature alle prossime elezioni regionali che, oltre che in Liguria, si terranno in Emilia Romagna e Umbria.
È utopia, si capisce benissimo sondando il mondo pentastellato, che possano essere proposte compensazioni future, pensando magari alle prossime amministrative di Genova (al momento molto lontane): siccome in Emilia la candidatura è stata assegnata all'apprezzato Sindaco di Ravenna (del Pd) e per l'Umbria è stato scelto un civico che è però sempre d'area Dem, è chiaro che la Liguria venga vista dai 5 Stelle come il luogo naturale per un loro candidato.
Tanto più che su questo territorio opera Luca Pirondini che ha molte interessanti frecce al suo arco: genovese (al contrario di Orlando), già candidato Sindaco di Genova, attualmente Senatore, maestro d'orchestra e molto apprezzato da diversi ambienti dell'establishment genovese, anche quelli che tradizionalmente non si sentono particolarmente vicini ai pentastellati.
Sul nome di Pirondini, e più in generale sulla corretta ripartizione dei candidati su base nazionale, il partito di Conte, con grande dimostrazione di correttezza e democrazia, non vuole strappare con gli alleati imponendo il candidato. Hanno messo in chiaro che l'alternativa a Orlando esiste e che va valutata quella con la maggiore possibilità di vincere delle elezioni che il centrosinistra non può assolutamente permettersi di sbagliare.
Ovvio che con una situazione così favorevole, con l'inchiesta e le dimissioni di Toti, una martellante campagna giustizialista dei primari media liguri che dal 7 maggio alle elezioni non perde un colpo, il centrosinistra ritenga di non poter perdere. E il Pd, in questa fase, ha spinto con grande forza per la candidatura dell'ex Guardasigilli.
In una coalizione però le scelte non si impongono ma si condividono, specie se l'alleato è forte e indispensabile per la possibile vittoria finale.
In questo quadro appare strana l'irritazione di Orlando che avrebbe minacciato il suo ritiro in assenza di una definizione chiara e rapida della sua candidatura: si tratta di un avviso interno, magari in contrasto con quell'area del Pd che per lui non stravede.
Molto più tranquilla sembra invece l'aria sulla sponda grillina: nessun aut aut, disponibilità a ogni soluzione purché sia oggetto di confronto tra le parti.
La scelta, in ogni caso, non è lontana: dovrebbe arrivare entro la fine del mese e tra Orlando e Pirondini gli allibratori punterebbero a un 50 e 50 sul nome che alla fine la spunterà.
Nella coalizione va anche risolta la situazione di Ferruccio Sansa che vorrebbe essere il candidato primario di Alleanza Verdi e Sinistra: idea che non piace granché alle personalità più eminenti di quell'area, il genovese Gianni Pastorino e la savonese Maria Gabriella Branca che non vogliono certo essere messi in ombra, dopo tanto lavoro, dall'ex giornalista del Fatto Quotidiano.
Non è verosimile una sua candidatura nel Pd, che già dovrà dire molti no ai tanti 'aventi diritto' a un posto al sole garantito dalla prossima amministrazione regionale, tanto più se dovessero vincere le elezioni. A Sansa resterebbe quindi l’ipotesi di presentare la sua lista personale, ma pare che il figlio del magistrato ed ex sindaco di Genova Adriano Sansa non vorrebbe correre da solo, sebbene i sondaggi sembrerebbero a lui positivi.
Nodi da sciogliere ce ne sono molti nel centrosinistra, con quel campo larghissimo che rischia forse di diventare troppo largo, soprattutto in caso di vittoria e con la necessità di fare sintesi per governare. In caso di sconfitta partirebbe il classico gioco al massacro per individuare i colpevoli ma è un'ipotesi che, parlando con i leader della coalizione, non viene nemmeno presa in considerazione. Si deve vincere e basta.
IL COMMENTO
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