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Mi gira un po' la testa a seguire questa ennesima campagna elettorale della mia lunga, lunghissima carriera. Intanto è un po' improvvisa, necessariamente corta e piena di colpi di scena. Un po' l'intreccio con il grande processo in corso che l'ha provocata. Un po' i terremoti del quadro politico che provocano scosse continue. Da quando non ci sono più i partiti tradizionali tutto è un continuo movimento, tra scissioni, accorpamenti, divisioni, improvvisi divorzi. E' uno scenario ovviaente nazionale ma ci coinvolge eccome. Basta pensare al tormento di Italia Viva ch appoggia Bucci in Comune con tanto di assessore incorporato e poi deve lasciarlo perchè il grande capo Renzi è entrato nel campo largo, larghissimo. E poi nei 5Stelle questa contesa tra il fondatore l'elevato il genovese Beppe Grillo e il capo di oggi Giuseppe Conte, a sua volta cresciuto tra le braccia professionali di un altro genovese, il celebre e stimatissimo avvocato Guido Alpa. Anche Genova ha vissuto la sua scissione pentastellata ancor prima della campagna con la candidatura di Lorenzo Morra ex deputato grillino e oggi schierato in Uniti per la Cost ituzione che lo candida come presidente in Regione, lanciato da Mattia Crucioli, genovesissimo, avvocato ultracombattivo e anche lui ex grillino, oggi consigliere comunale. I voti che Morra conquisterà se li è persi il campo largo, non sono pochi secondo i sondaggi di Primocanale e chissà dove finiranno?

Ma la testa non gira tanto per queste scosse di una politica che noi vecchi cronisti della Prima, della Seconda Repubblica e magari anche della Terza che forse è quella in corso e forse no, stentiamo a “riconoscere”. Spesso ci sembra più propaganda che politica, immagine, visibiità leaderismo o caccia sfrenata a tutto questo piuttosto che valori, principi e programmi veri non “chiacchere e distintivo” come ci sembrano mostrare i personaggi sulla scena oggi. Siamo antichi e nostalgici abituati a confrontarci con veri giganti della politica dura e pura nel quale c'erano si i terremoti, le scissioni, qualche tradimento magari, ma anche la fedeltà fino alla morte (politica) dei protagonsti, dei leader. Dobbiamo ricordare Aldo Moro ucciso dalle Br o Enrico berlinguer caduto sul palco del suo ultimo comizio, Craxi morto esule di malattia e forse anche vittima di epici scontri nel finale della Prima Repubblica? Solo per citare i drammi e non le sconfitte vere dopo scontri di idee, di linee, di strategie, di scieramenti di scelte che hanno disegnato le sequenze alle quali siamo affezionati professionalmente come a spartiti con tenori di prima caegoria, attori da Oscar, commedie anche ma di gran classe.

E allora come si fa non avere capogiri a seguire la rumba di cambi di bandiera, di voltagabbana cui assistiamo in questi giorni in queste ore. E' finito il totismo e va be' ma questo dissolvimento, questa frantumazione già incominciata prima della sua caduta con i suoi fedelissimi che scappano chi qua chi là, la vivace Lilly Lauro a Fratelli d'Italia, il supernipote Marco Scajola a forza Italia per citare due tra i più noti, non è un bello spettacolo. Il quadro si decompone un po' ovunque per ricomporsi come in un gigantesco puzzle di pezze a colori. Quei due sventurati di Mauro Avvenente, assessore di Bucci che lascia Italia Viva per restare in Comune e Davide Falteri, imprenditore di grido ultra bucciano che fa lo stesso, che altro potevano fare: tuffarsi nel campo largo?

Poi ci sono i recordman dei cambiabandiera, il mitico Giovanni Boitano da Favale di Malvaro, settantenne mai stanco di cambiare, nato all'ombra della Dc, transitato ovunque, passato e ripassato in regione anche con Toti che ora si aggrappa a Bucci. E che dire di Stefano Anzalone, ex poliziotto ai tempi d'oro di Giovanni Palladini e della leggendaria Marilyn Fusco deputato lui, vicpresidente di Regione con Burlando lei, passato in politica ovviamente con Di Pietro e poi transitato ovunque in quello che una volta avremmo chiamato sempre noi vecchi cronisti il quadro costituzionale e che oggi è un toboga, fino a fare l'assessore in Comune con il centro sinistra, poi fianco destro con Toti, che lo ha fatto anche un po' inciampare nei recenti fatti giudiziari, poi Bucci che non si sa mai.

Politica liquida, politica mobile come la vediamo all'ennesima potenza nell'esodo verso le candidature regionali di mezza giunta comunale con un blocco di assessori in scalata dalla giovane Marta Brusoni a Campora uno dei più solidi collaboratori di Bucci sindaco a tanti altri che mi gira ancora più la testa indicare e non sono certo solo nel centro destra che la greppia regionale è ben più ricca di un Comune che vede ora un orizzonte improvvisamente più incerto...

C'è una corsa al Centro, anche se i patatrac di Calenda e di Renzi dimostrerebbero il contrario, che si spiega con la evidente crescita di Forza Italia che è anche la più vendicativa rispetto al totismo?
C'è una uscita dal civismo, tutta da dimostrare ma evidente, che scuote le vocazioni probabilmente labili di molti protagonisti di oggi per i quali la politica è quel palcoscenico rutilante di luci e colori, appunto “chiacchere e distintivo”? Chissà, certo in questo capogiro che non si ferma e non si fermerà presto sembrano un po' mancare le idee, i lampi di nuove visioni e si previlegiano queste rumbe.

Sarebbe bello innamorarsi di qualche novità, a quaranta giorni dal voto, sia da una parte che dall'altra degli schieramenti. La stitichezza di contenuti sia chiaro è comune. Non che il centro sinistra largo che ruota intorno a Andrea Orlando mostri qualcosa di nuovo per ora. Se il centro destra si decompone e si ricompone, l'opposizione si becca le accuse di partito del no permanente e perfino la frecciata criminogena che le ha riservato Bucci accusando il suo concorrente.