Commenti

La politica deve lavorare insieme, in modo bipartsan. Il rischio concreto è che, entro pochissimo tempo, il sistema sanitario nazionale arriverà a un punto di non ritorno
5 minuti e 57 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

L’inizio dell’anno è sempre e per tutti il momento dei buoni propositi, quella pagina bianca tutta da scrivere e da cui ripartire, spesso la fase delle decisioni importanti rimandate da tempo. Per la sanità è un momento per fare il punto consapevoli che la bacchetta magica non esiste, ma altrettanto certi che l'attuale sistema sanitario nazionale, a quasi 50 anni dalla sua istituzione, sta vivendo una profonda crisi che deve essere affrontata seriamente, senza paura di prendere decisioni impopolari, per mantenere al centro l'articolo 32 della nostra Costituzione e i principi caratterizzanti il modello di cura italiano e lavorando tutti insieme cittadini, sanitari e politici.

Ospedali sempre con meno medici e con più pazienti

Gli ospedali si svuotano sempre di più di professionisti e si riempiono invece di pazienti che cercano risposte che altrove, ossia sul territorio, non trovano. Per questo il primo intervento da fare è quello di invertire questa rotta.
Collegato a questo c'è il problema delle liste d'attesa, al centro dei dibattiti sulla sanità degli ultimi almeno 20 anni, che però appare come conseguenza della situazione del sistema sanitario nazionale e non come problema tout court. Servono investimenti economici, certo, ma anche se fosse possibile avere una pioggia di soldi, quello che soprattutto serve è avere dei nuovi modelli organizzativi, qualcuno parla della necessità di un nuovo paradigma di presa in cura del paziente, per ottimizzare risorse che non sono abbastanza, visto il continuo aumento dell'età della popolazione, che comporta un numero sempre maggiore di anziani con patologie croniche e commorbilità.

La fuga dei sanitari dagli ospedali

I medici e gli infermieri fuggono da ospedali che non sono competitivi né in termini economici, né in termini di carriera, né in termini di bilanciamento vita privata/lavoro. I medici del sistema sanitario nazionale che dal 2022 al 2023 hanno lasciato il pubblico sono più che raddoppiati e nel 2024 la stima di chi lascerà le corsie è di settemila camici bianchi secondo i dati del maggiore sindacato dei medici ospedalieri e dirigenti del Servizio sanitario nazionale Anaao-Assomed. L'età media dei medici è sempre più alta con ben il 56% che ha più di 55 anni rispetto, per esempio, al 14% della Gran Bretagna. Entro il 2025 poi andranno in pensione 29mila medici e 21mila infermieri senza un sufficiente ricambio. Circa undicimila medici hanno già lasciato l'ospedale tra il 2019 e il 2022 e non per la pensione.

Sanità non più attrattiva per i giovani

Se c'è sicuramente un problema di fughe ce n'è uno altrettanto grave, se non di più, e cioè che la sanità italiana non è attrattiva per i giovani tanto che molte borse di studio per le specializzazioni vanno deserte a indicare che lavorare in un ospedale pubblico non interessa più in particolare mancano medici dell'emergenza, rianimatori, infettivologi, chirurghi  e gastroenterologi. L'Italia così si trova a formare a circa 150mila euro l'anno ognuno giovani medici che poi decidono di andare all'estero dove trovano condizioni di lavoro migliori e ottimi stipendi.

Liste d'attesa: "non basta aumentare le ore"

Anche per questo 2025 il tema delle liste d'attese sarà al centro del dibattito politico ma troppo spesso questo avviene in maniera superficiale senza andare a comprendere quelle che sono le reali cause che sono molte e intrecciate tra loro. Su questo punto negli ultimi giorni è stato molto duro il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio: "Per accorciare i tempi di attesa, la cui lunghezza ha cause strutturali, si pensa di chiedere più ore a un personale stremato da una carenza di organico drammatica e un peggioramento senza precedenti delle condizioni lavorative. Come se l’orario di lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari fosse una variabile indipendente disponibile ad libitum: 38 ore di debito contrattuale, il più alto del comparto sanità, turni notturni e festivi extra a causa della carenza di personale, 2,5 mln di ore richieste per la riduzione delle liste di attesa, altri 10 mln di ore eccedenti, nemmeno retribuite o recuperate, e 5 mln di giornate di ferie arretrate. Senza considerare che 6 su 10 si scoprono in burn-out, dopo una pandemia che li ha prosciugati di energie fisiche e mentali, a una età media che li vede al primo posto al mondo. Non c’è spazio per "più ore", un nuovo cottimo senza flat tax".

Il nodo centrale del territorio con i medici di medicina generale

Serve agire sul territorio. Un punto su cui agire della catena è il medico di medicina generale ossia colui che è più vicino al paziente e lo conosce meglio. Oggi però i pazienti fanno fatica a trovarli e i medici si sentono accusare di essere lavativi. Negli ospedali e nei presidi territoriali, secondo i dati Anaao-Assomed, oggi mancano all’appello 15.000 medici, anche grazie alla fuga di 10 di loro ogni giorno.

Sanità non considerata strategica

Continua a mancare una vera programmazione sulla sanità da tutti i Governi almeno degli ultimi 10/15 anni come se la sanità non venisse considerata strategica. Tagli irresponsabili, mancanza di visione, arroccamento di alcune caste che hanno impedito vere riforme, non solo negli anni passati.

In Italia si spende meno della media degli altri paesi Ue

Secondo il "Profilo della sanità italiana 2023" realizzato dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) insieme all'Unione europea il servizio sanitario italiano ha dato un contributo fondamentale al benessere dei cittadini. La speranza di vita alla nascita degli italiani è superiore di 2.3 anni alla media europea. I tassi di mortalità prevenibile e trattabile sono tra i più bassi tra i paesi europei. La percentuale di italiani che dichiara bisogni di assistenza sanitaria non soddisfatti è più bassa rispetto alla media europea. Inoltre, la sanità è uno dei comparti più numerosi del settore pubblico perché vi lavorano quasi 700.000 persone, numero inferiore solo al comparto della scuola.

Ma emergono tre punti critici della sanità italiana: prima la spesa sanitaria che in Italia e quasi di un terzo più bassa della media della spesa sanitaria dei paesi dell’Unione europea. In secondo luogo, la spesa diretta, come parte di quella complessiva, in Italia rappresenta il 22 per cento, nell’Unione europea il 15 per cento della spesa sanitaria totale. In terzo luogo, ben sette regioni italiane non garantiscono la copertura completa dei livelli essenziali di assistenza. Quindi volendo sintetizzare spendiamo per la sanità meno della media degli altri paesi dell’Unione europea.

Appello bipartisan per risolvere i problemi

La sanità pubblica italiana è molto di più di questi che sono solo alcuni dei principali problemi da cui derivano anche gli altri. Una crisi intrecciata con quelli dei suoi professionisti ma che sta rappresentando una emergenza a cui bisogna mettere mano, veramente, con risorse adatte e spendibili ma non solo economiche. La sanità interessa tutti, e la politica deve iniziare a occuparsene veramente, lavorando insieme, in modo bipartsan, perché il rischio concreto è che, entro pochissimo tempo, il sistema sanitario nazionale arriverà a un punto di non ritorno.

Non possiamo più stare con le mani in mano a sottolineare quello che non va, che è sotto gli occhi di tutti. Insieme cittadini, politici, tecnici, dobbiamo lavorare per proposte concrete, serve puntare di nuovo su un sistema sanitario che ha sempre fatto invidia nel mondo e sui suoi protagonisti e che oggi è in crisi.

Iscriviti al canale di Primocanale su WhatsApp e al canale di Primocanale su Facebook e resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria

 

ARTICOLI CORRELATI

Mercoledì 13 Novembre 2024

Che tristezza la politica che non vuole la sanità

Da destra a sinistra prevale lasciare la partita più difficile agli altri
Giovedì 07 Novembre 2024

Un patto bipartisan per la sanità

A parole nessuno vuole il disastro della sanità ma chissà perché è così difficile mettere tutti insieme per evitarlo, davvero.