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Qualcuno sussurra che Villa Spinola è di nuovo sul mercato, come se il magnate russo volesse liberarsene, dopo il suo breve innamoramento. I tempi cambiano e ora c’è la guerra che separa il mondo... E gli oligarchi veri o presunti tremano
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di Franco Manzitti

GENOVA - Questa è la storia di uno dei più potenti oligarchi russi, l’ex direttore generale di Gazprom, la grande azienda energetica russa con sede a san Pietroburgo, che si è innamorato di Genova. E ha comprato alcuni dei gioielli genovesi più pregiati sul piano immobiliare. Si chiama Valery Rudev 58 anni, nato a Bolgorod era arrivato al vertice di una delle aziende più potenti al mondo, parzialmente controllata dalla Stato con vendite annuali superiori ai 120 miliardi di dollari, la 40 esima azienda al mondo per fatturato.

Il "link" con Genova è stato nel 2014 la sponsorizzazione che Gazprom fece della Isaf, la la Federazione mondiale della vela, allora presieduta dal genovese Carlo Croce, di storica famiglia, all’epoca presidente anche della Federazione Italiana e dello storico Yacth Club italiano, con sede a Genova nel porticciolo Duca degli Abruzzi. Il Circolo degli Agnelli, dei Tronchetti Provera, oltre che del più classico establishment genovese.

L’accordo firmato in pompa a magna a Southampton, sede della vela mondiale, era una grande occasione per lo sport velico, che poteva svilupparsi meglio, con uno sponsor di quella potenza. Ma era anche una mossa importante per Gazprom, che stava vivendo, come tutte le grandi aziende russe, le sanzioni.

Sicuramente un affare portato a casa brillantemente da Croce, che era il re della vela, figlio del mitico Beppe, amico di Agnelli e perfino di John Kennedy. Il feeleng con Genova di Rudev, che oggi sicuramente rifiuterebbe la definizione di oligarca, vista la sua distanza da Putin, è nato proprio grazie a Croce.

Si racconta che sulla scia di quell’accordo il potente manager russo era stato invitato a Genova, dove gli erano state mostrate le bellezze della città. Tra queste Rudev era stato particolarmente colpito da Palazzo Spinola in Pellicceria, un palazzo tesoro nel cuore dei caruggi genovesi, museo Statale con incommensurabile opere e meravigliosi affreschi. Un gioiello del favoloso Seicento genovese, conservato con cura. La leggenda dice che alla battuta: "Questo palazzo è tanto bello che me lo comprerei", Carlo Croce rispose che non era possibile vendere un bene dello Stato, ma che lui poteva offrirgli qualcosa di simile.

E il qualcosa di simile, molto simile già nel nome, era Villa Grimaldi Spinola, antica dimora nobiliare genovese, nel quartiere borghese di Albaro, costruita nel Cinquecento con una impressionante collezione di affreschi di gran scuola, passata di mano in mano, fino ad essere posseduta da una società Nikion, di cui facevano parte diverse importante famiglie genovesi, tra le quali quella dei Croce. Avevano acquistato questa villa da una discendente Spinola nel 1970 e poi l’avevano noleggiata alla più grande casa di Ricevimenti di Genova, della famiglia Capurro. I più importanti ricevimenti, i più favolosi matrimoni si organizzavano in quell’edificio, in mezzo a un grande parco, ma nel cuore della città.

Il contratto con Capurro si era concluso e così, detto fatto, Rudev, innamorato di Genova, si comprò la grande villa con il suo parco e i meravigliosi metri quadrati di affreschi. Il prezzo non è noto, ma sicuramente era stato superiore a qualche milione di euro.

Non solo, il magnate russo, scoperta Genova , si era lanciato in altre grandi operazioni immobiliari. Come poteva sfuggirgli il meraviglioso parco di Nervi, nei pressi anche del consolato russo, nel cui centro si trova un albergo gioiello, Villa Pagoda, hotel della catena Romantic, una palazzina di tre piani con struttura elegantissima, gran ristorante e camere incantevoli. Gli esperti di glamour direbbero "il top del top", a due passi dalla mitica passeggiata di Nervi con vista a strapiombo sulla scogliera e l’arco ligure nella sua interezza.

Rudev era riuscito  a comprarlo in un battibaleno e già che c’era aveva poi comprato un altro albergo, l’Hotel Bel Sito, sempre a Nervi, lungo la strada che porta a Capolungo. La punta estrema di Genova. Quindi ha messo in piedi una colossale operazione immobiliare in tre luoghi simbolo di Genova. Con quali idea? Di investire nel turismo dentro a una città che sta sempre di più prendendo quella direzione? E intanto ha affidato a un notissimo architetto, dal nome più che nobile, la ristrutturazione  della villa, con l’idea di trasformarla in una residenza per la sua famiglia.

La Pagoda, invece, ha continuato il suo servizio con la nuova proprietà. Ma Villa Spinola con i suoi affreschi, il suo parco, la fontana storica in stile barocco, la sua complessa costruzione di stile rinascimentale, con le logge al piano nobile, le terrazze, il corpo laterale, a suo tempo ristrutturato da un grande architetto, Crosa di Vergagni? Attraverso i suoi factotum, insediati a Genova, Rudev ha incominciato diversi lavori di miglioria, probabilmente programmando una sua residenza anche a Genova, ma avvolgendo in un riserbo tutta l’operazione.

Intanto, tra lui e Putin la distanza si è molto accentuata, ben prima dei tragici fatti di questi ultimi tempi e dopo che il magnate aveva lasciato il suo ruolo chiave di amministratore di Gazprom.

Tutto questo mette al riparo la villa da un sequestro simile a quelli che in tutto il mondo stanno colpendo gli oligarchi, arricchiti con il nuovo corso russo e oggi nel mirino? E che ne sarà della deliziosa Pagoda e dell’altro albergo e di tutte le iniziative culturali che Rudev stava intraprendendo a Genova? I genovesi sono riservatissimi, soprattutto quando si tratta delle loro case, ma qualcuno sussurra che Villa Spinola è di nuovo sul mercato, come se il magnate russo volesse liberarsene, dopo il suo breve innamoramento. I tempi cambiano e ora c’è la guerra che separa il mondo….E gli oligarchi veri o presunti tremano…. E intanto non lontano di Genova un’altra villa simbolo, finita nelle mani dei capitali russi, si interroga sul suo futuro. Si tratta di Villa Altachiara, la fantastica costruzione di Portofino costruita in quella incantevole altura dalla quale si domina l’intero golfo ligure e che era di proprietà della sventurata contessa Francesca Vacca Agusta, la nobildonna che nel gennaio del 2001 vi morì precipitando in mare dal giardino.

Da quel fatto nacque un giallo vero e proprio, che appassionò l’Italia e non solo. La contessa era stata, dopo il matrimonio Agusta, la compagna di Maurizio Raggio, una specie di play boy affarista di Portofino, un tempo molto vicino a Craxi e ai suoi affari finanziari. Quando accadde il fatto era legata a un altro viveur messicano Tirso Charazo, che non era riuscito a impedire che la contessa precipitasse in mare.

Quella morte innescò inchieste penali, processi civili, contese tra Raggio e il messicano, che riguardarono anche la proprietà della villa, alla fine messa all’asta e acquistata finalmente, nel 2016, da una società russa. Il maggiore azionista di quella società sarebbe Eduard Yurievich Khudainatov, un fedelissimo di Putin. Questo magnate -oligarca, secondo le ultime indiscrezioni sarebbe anche proprietario del maxi yacht Sharazade, ormeggiato a Marina di Massa in Toscana  e soprannominato "lo yacht di Putin". Questa barca, 140 metri di lunghezza, il 12 esimo più grande del mondo, valore 700 milioni, è al centro di una caso del quale si è occupato anche il New York Times.

Le voci lo intestano a Khudainatov, ex presidente di Rosnerft, oggi a capo di un gruppo privato del settore gas e oil. Il mistero dello “yacht di Putin”, quindi, arriva anche fino ai piedi della villa di Portofino, grazie alla storia di questo presunto oligarca, che però non sembra incappato nelle misure di sequestro. Anche se due delle sue società qualche anno fa sono state sanzionate dagli Usa per avere venduto petrolio alla Corea del Nord, violando l’embargo.

Si ignorano sia il destino dello yacth che quello della prestigiosa villa, tra l’altro legata a una maledizione che si perpetua, colpendo i suoi proprietari, da quando venne costruita. E questo sarebbe l’ennesimo fulmine che si abbatte in quell’angolo di Portofino.

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