GENOVA-"Decine e decine di giovani e giovanissimi, perlopiù senegalesi, si danno il cambio per spacciare tra lo slargo sopra piazza dello Statuto, fino a via delle Fontane, specialmente di fronte a vico Sant’Antonio nel tratto superiore e inferiore, con una modalità invadente e arrogante che supera ogni immaginazione. Ormai la strada è loro: 'questo è il nostro lavoro'. dicono, 'voi siete razzisti'. È un viavai continuo di spacciatori e loro clienti, che affliggono amaramente questo povero territorio". Si legge così nella lettera firmata da Padre Rinaldo Resecco, Parroco della chiesa di San Sisto in Via Prè, nel cuore del Centro Storico. Allegate, anche una decina di firme dei commercianti della zona.
"L’occasione di questa lettera aperta - si legge -, è stata l’accorta considerazione dei commercianti di questa porzione di via Prè, che gravita intorno alla parrocchia di S. Sisto, di non farcela più a sopportare e a difendersi da un enorme traffico di droga che ci affligge da anni, ma che in questi ultimi tempi ha assunto proporzioni veramente sorprendenti".
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"Tutto avviene alla luce del giorno, a dispetto della legge e col favore di chi non vuol far nulla o afferma di non poterlo fare. Le forze dell’ordine, tutte, encomiabili, passano per la via nei rispettivi turni e allora si assiste ad un gioco ormai grottesco: alla loro vista gli spacciatori si allontanano, perlopiù divertiti, si fanno un giro di qualche isolato e poi tornano al loro posto e al loro traffico".
"'Andremo via' mi dicono i commercianti, 'ormai è anche pericoloso: si verificano alterchi violenti aggressioni, non di rado conferiti tra delinquenti… Quando arriviamo al mattino presto, per preparare il lavoro, siamo intimiditi e costretti a chiamare polizia e carabinieri'".
Continua la lettera.
"Non se ne può più! Eppure questa porzione di Centro Storico ha dimostrato nel tempo grande civiltà e spirito di accoglienza: la parrocchia per esempio aiuta tantissimi stranieri bisognosi, di tutte le etnie, ma il loro numero, sempre crescente, preclude ogni possibile e ragionevole cammino di assimilazione e integrazione. I cittadini regolari e i commercianti di via Prè, pagano le tasse e chiedono di essere ascoltati, rispettati e tutelati. Non si può chiedere loro di sopportare situazioni intollerabili per ragioni magari di convenienza strategica, come il controllare meglio e circoscrivere un poco le attività illegali".
"Se ne andranno via da via Prè, spalancando la strada ad una completa ghettizzazione - conclude -. Non pretendiamo miracoli, ne vogliamo scaricare solo su altri i problemi, per cui diamo un suggerimento. Ci sono tanti negozi chiusi nella via: apritene uno, con una piccola presenza permanente di tutori dell’ordine preparati, discreti, ma decisi a contrastare il crimine. Può essere una via di aiuto e recupero per giovani spacciatori e i loro clienti, favorendo l’hai forse qualche positiva decisione di cambiamento nei loro scelte".
IL COMMENTO
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