GENOVA -Sciolto anche l'ultimo nodo relativo alle carte dell'accusa da ammettere dai giudici nell'ambito del processo per il crollo di ponte Morandi. Deciso il calendario degli interrogatori delle 38 parti lese più gravi, i sopravvissuti e coloro che hanno subito lo choc di avere visto in diretta e da vicino la sciagura. L'ascolto dei testi partirà lunedì prossimo, 12 dicembre.
Il maxi processo sulla tragedia del Morandi entra nel vivo con la fase istruttoria. Oggi la decisione dei giudici sulla documentazione presentata dai due pm Terrile e Cotugno. I due magistrati che all'accusa di avere fornito una mole di atti eccessiva hanno risposto in modo deciso: "Ci sono tanti documenti perché ci sono stati tanti morti e ci sono tanti imputati".
Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime ponte Morandi commenta al termine dell'udienza: "All'inizio dell'udienza sono stati citati alcuni documenti della procura che non sono stati ammessi. Il processo ripartirà lunedì 12 con le testimonianze delle parti lese sia fisicamente che psicologicamente e andranno avanti per tre giorni. Poi sarà la volta delle consulenze mediche e poi nelle udienze intorno al 20 dicembre ci sarà il discorso legato alla commissione ministeriale".
Emmanuel Diaz è dal giorno dopo la tragedia in cui ha perso il fratello Henry che studia nel dettaglio le carte. "Sorpreso dai tempi stretti. Già lunedì sentiremo tutto quello che riguarda il crollo, il dolore delle persone che sono sopravvissute. Sono fasi da osservare nel dettaglio. Verrà raccontata una verità oggettiva che abbiamo ricercato per quattro anni. Il dibattimento è iniziato il 7 luglio, per le richieste fatte dagli imputati i tempi si sono dilatati ma non hanno ottenuto nulla. Hanno solo avvelenato l'ambiente. Ma sappiamo che il quadro preparato dalla procura è molto forte".
I testimoni sono una carta importante per ricostruire la dinamica della tragedia e mettere all'angolo i dirigenti di Autostrada per l'Italia e di Spea imputati per la tragedia del 14 agosto 2018 costata la vita a 43 persone.
Fra i sopravvissuti genovesi Gianluca Ardini che alla domanda su cosa direbbe al principale imputato alla sbarra, l'ex amministratore di Autostrade per l'Italia, rispose così: "Ce ne sarebbero tante di cose da dire a Castellucci. E' una cosa troppo grande quella che hanno fatto, lo sapevano come era conciato quel ponte e nascondere una cosa del genere per guadagnare dei soldi è vergognoso. L'unica cosa che mi viene da dire è vergogna".
Miracolato invece si definisce Davide Davide Ugo Capello, originario di Nuoro, ex calciatore del Cagliari e allenatore delle giovanili del Genoa, di professione vigile del fuoco a Savona, che ha raccontato: “Mi recavo al porto antico per attivare la tessera del tifoso per le partite del Genoa. All’improvviso ho avvertito uno strano rumore, come un osso spezzato e poi un rombo. In pochi istanti mi sono ritrovato con l’auto cinquanta metri più giù. Come sulle montagne russe, credevo fosse arrivato il mio momento. Invece sono stato fortunato, l’auto è caduta in un punto solo sfiorato dal pilone più vicino. Sì, mi sento un miracolato".
A poter raccontare di essere sfuggiti alla morte cadendo nel vuoto da 50 metri anche la coppia di Trieste, Rita Giancristofaro e il compagno, Federico Cerne, che andava in auto a vedere l'Acquario e nella caduta protetta da un'irreale culla di macerie, poi ci sono due fidanzati di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) diretti in Costa Azzurra e Provenza, l’ucraina Natasha Yelina, di 43 anni e il moldavo Eugeniu Babin, di 34, dopo essere sopravvissuti alla tragedia hanno rotto gli indugi dopo 13 anni di convivenza e appena usciti dall'ospedale si sono subito sposati, come a ringraziare il destino che gli aveva permesso di uscire vivi da quella montagna di macerie.
IL COMMENTO
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