GENOVA - Ci sarà una nuova perizia per stabilire se Giuliana Stanganini, la donna accusata di avere ucciso il figlioletto di tre anni e la madre (e di averne smembrato il cadavere), è capace di intendere e volere.
Lo hanno deciso i giudici della corte d'assise d'appello dove si sta celebrando il processo di secondo grado. La donna era stata condannata all'ergastolo un anno fa, dopo che Loredana Stuppazzoni, la mamma, era stata uccisa in pieno lockdown.
Il figlioletto morì nel 2019, ma solo dopo che la donna si era presentata alle forze dell'ordine l'anno dopo per denunciare di aver fatto a pezzi il corpo di sua mamma perchè morta impiccata, i sospetti erano finiti su Stanganini. In fase di indagini preliminari Stanganini venne sottoposta a due perizie: l'ultima concluse che la donna era capace di intendere e volere al momento degli omicidi e parzialmente inferma quando fece a pezzi il corpo della madre.
I pm Sabrina Monteverde e Stefano Puppo non avevano contestato la premeditazione, nonostante la donna avesse fatto ricerche online sull'infanticidio circa un mese prima della morte del piccolo. L'avvocato difensore Chiara Mariani aveva chiesto l'assoluzione nel merito per infermità mentale.
La donna è accusata di duplice omicidio, distruzione e occultamento di cadavere, ma anche maltrattamenti e utilizzo fraudolento del bancomat della madre. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della squadra mobile di Genova il figlioletto di tre anni sarebbe stato ucciso perché la madre non ne sopportava il pianto. Stanganini, come aveva scritto nell'ordinanza di custodia cautelare il gip Riccardo Ghio, era "inadeguata" rispetto ai compiti della maternità: il piccolo a tre anni veniva nutrito quasi completamente con omogeneizzati e talvolta veniva messo a dormire legato al passeggino. La nonna del bimbo aveva capito che la figlia aveva ucciso il nipotino e aveva iniziato ad accusarla di essere una assassina. per questo, secondo gli investigatori, Stanganini avrebbe poi ucciso anche la madre.
IL COMMENTO
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