Cronaca

L'ultima udienza a Vercelli: dai primi di giugno l'assassino, ora detenuto alla Spezia, potrebbe essere trasferito nel Rems di Pra'. Tocca al giudice di sorveglianza valutare se è ancora pericoloso
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di Michele Varì

GENOVA - Per chi c'era sembra quasi ieri quel giorno del 2009 quando Luca Delfino venne condannato dal tribunale di Sanremo a 16 anni di galera e 8 mesi per l'omicidio volontario di quasi due anni prima della sua ex fidanzata Antonella Multari nel cuore di Sanremo. Una condanna con lo sconto che fu una capolavoro del suo avvocato Riccardo Lamonaca che ottenne tutto quello che poteva ottenere per un famigerato pregiudicato arrestato in flagranza di reato subito dopo avere straziato con una ventina di coltellate la sua ex Antonella Multari. Arrestato per un omicidio mentre attendeva in libertà di essere giudicato per l'omicidio di un'altra ex, la genovese di Teglia Luciana Biggi, trovata sgozzata in vico San Bernardo, fra i vicoli della movida del centro storico di Genova, pochi minuti dopo una furente lite con Luca che nell'antibagno di un locale era stato sentito gridarle "ti ammazzo".

Il magistrato di Sanremo per l'omicidio di Antonella Multari aveva chiesto l'ergastolo, ma l'avvocato ottenne la semi infermità di mente, il rito abbreviato che concede uno sconto di pena di un terzo e così si arrivò a 16 anni e 8 mesi, di fatto da quel giorno ancora 14 anni da scontare visto che il delitto era avvenuto nell'agosto del 2007, il giorno prima del 33mo compleanno di Antonella.

Delfino, che era stato cacciato mesi prima da casa di lei, a Dolceacqua, era tornato a Genova dove viveva quasi da clochard, frequentando le stazioni, i giardini. Quel giorno però decise di riprovare a convincere Antonella a tornare con lui. In vico Orefici, nel centro storico di Genova, acquistò un gioiello, una collanina, da donarle, ma in tasca aveva anche un coltello e i guanti. Quando prese il treno per Sanremo aveva già deciso: in caso di rifiuto del regalo e di tornare con lui, l'avrebbe uccisa. Non sopportava di essere rifiutato dalle donne. E così fece straziando la povera Antonella davanti al negozio dove lavorava. A fermare Delfino, mentre cercava di allontanarsi con il coltello insanguinato in pugno e lo sguardo spiritato, fu un camionista. Un uomo coraggioso.

Il giudice di Sanremo che si rendeva conto di trovarsi davanti a un pregiudicato pericoloso e seriale in fatto di aggressioni alle donne riuscì solo a affibbiargli un'appendice di misure di sicurezza: cinque anni di permanenza in un carcere psichiatrico in cui periodicamente il detenuto si sarebbe dovuto sottoporre a visite mediche per valutare la pericolosità sociale. Strutture che ora non ci sono più, sostituite dai Rems della Asl, non sbarre ma porte chiuse a chiave, non poliziotti penitenziari ma medici e infermieri. L'obiettivo è aiutare l'ex detenuto a inserirsi.

Chi lo conosce sa che Luca Delfino, oggi quarantaseienne, un passato da barman ma anche di tanti piccoli furti guarda caso in danno di donne, non fuggirà, perchè da evaso non andrebbe molto lontano visto che il suo viso e il suo sguardo spiritato non passerebbero inosservati, e poi sa perfettamente che in caso di inosservanza degli obblighi tornerebbe in carcere con il rischio di non uscirne più.
 
Il vero timore è che Luca possa tornare libero dopo una delle visite di controllo che devono attestare la sua non pericolosità sociale, la paura è che possa tornare libero di vivere come faceva prima, dunque pericoloso per le donne che tanto lo attraggono e tanto lo deludono.

Ieri nel tribunale di Vercelli il giudice di sorveglianza lo ha ascoltato per venti minuti mentre, al fianco del suo legale, si difendeva dall'accusa di avere confidato a un compagno di cella, un pregiudicato di rango, di volere uccidere Bruna Biggi, la sorella gemella di Luciana. L'avvocato Lamonaca dice che Luca non confiderebbe mai una volontà del genere a un compagno di cella, "non è stupido, e poi perchè dovrebbe minacciare la Biggi visto che per quell'omicidio è stato assolto?".

La decisione più difficile, se Luca è ancora pericoloso, ora spetta al giudice di sorveglianza.

Delfino, sino a un mese fa detenuto a Invrea, ora è nella casa circondariale Villa Andreino della Spezia, è tornato in Liguria, come se si stesse già avvicinando a casa, a Genova, alla sua Serra Riccò dove ha trascorso l'adolescenza con il papà e la sua seconda mamma, più vicino a quel rems di Pra' a ridosso del campo di calcio del Branega, dove gli anziani genitori e il fratello potranno fargli visita più spesso.

L'imminente scarcerazione di Delfino getta nell'angoscia molte persone: prima fra tutte due donne, Bruna Biggi, ovviamente, che ha sempre urlato che ad uccidere la sorella è stato lui (al processo indiziario fu assolto anche perché beneficiò di una dura e assurda polemica fra il pm Enrico Zucca e l'allora dirigente della squadra mobile della polizia Claudio Sanfilippo) e Rosa Tripodi, la mamma della Multari, nel frattempo rimasta vedova.
Lei ha sempre chiesto l'ergastolo per l'assassino annunciato della figlia: "Se uscirà ucciderà ancora" ha profetizzato angosciato la donna.
Ora però quel giorno, che nel 2009 sembrava così lontano, è dietro l'angolo. E fa paura.

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