GENOVA - Spea Engineering Spa era talmente assoggettata ad Autostrade per l'Italia che se qualcuno provava ad andare contro corrente veniva emarginato.
Si spiega così l'epurazione di un ispettore che sino al 2015 si occupava di sorvegliare le strutture del nodo autostradale di Genova che solo per il fatto di avere segnalato delle anomalie sul Morandi era stato trasferito in Valle d'Aosta. Una pulizia "etnica" giustificata dall'accorpamento di due uffici distinti, in realtà per l'accusa la riprova che la società di ingegneria era tutt'uno con Autostrade nella scellerata gestione al risparmio delle verifiche che poi, fatalmente, nonostante le tante avvisaglie, ha portato alla tragedia del 14 agosto del 2018 in cui sono morte 43 persone.
Di questo si è parlato nell'udienza del processo a 58 imputati fra cui i due ispettori dell'ufficio accorpato, entrambi genovesi e sotto accusa per motivi diversi: quello trasferito, Carlo Casini, perchè non ha mai denunciato quando gli è accaduto; quello rimasto a Genova, Marco Vezil, presente in aula, che avrebbe sempre detto signorsì ad ogni volere dei vertici di Spea, al direttore Giacobbi e all'amministratore delegato Galatà, anche loro imputati.
Il primo teste ascoltato in udienza è stato Luigi Maresca, direttore delle risorse umane di Spea, che l'ha presa alla larga di fronte alle domande mirate del pm Cotugno. Ma non ha potuto negare l'accorpamento dei due uffici di sorveglianza, anche se non ha voluto spiegarne i motivi.
Vezil era perfettamente consapevole che nella gestione del Morandi rischiava, così si tutelava registrando di nascosto le riunioni con il cellulare. Ma non gli è servito a evitare guai con la giustizia. I suoi audio, però, hanno agevolato le indagini dei finanzieri.
Una curiosità che esula dal processo, un tocco di cronaca rosa, il figlio di Vezil, Luca, è l'influencer noto per essere stato compagno per dieci anni di Valentina Ferragni, influencer sorella della più famosa Chiara.
Ma torniamo al processo, dalle parole di Maresca è emerso che i dirigenti di Autostrade per l'Italia e di Spea erano a conoscenza che nessuno controllava le parti interne del Morandi, come i cassoni, la "pancia" del ponte sotto la carreggiata soggetta a infiltrazioni e corrosione.
Dalle parole del tecnico è emerso anche che gli operatori dal 2011 erano obbligati a corsi di specializzazione per effettuare le verifiche nelle parti confinate come i cassoni, ma sino al 2017 quei corsi non sono mai stati effettuati.
Dopo Maresca in aula ha parlato un suo collega di Spea, Sebastiano Frisardi, che si occupava di sicurezza degli operatori.
Frisardi ha detto che aveva inviato due email per avvertire i vertici di Spea dei problemi di accesso nei cassoni di ponte Morandi. Il tecnico ha anche ricordato di avere effettuato un'ispezione nella pancia del viadotto nel lontano 2013. Dopo di lui però più nessuno è entrato nella pancia del Polcevera.
IL COMMENTO
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