Cronaca

Il dolore intatto di Graziella a 19 anni dall'uccisione del fratello Fabrizio in Iraq: "Non sappiamo perché i terroristi scelsero di uccidere proprio lui"
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di Michele Varì

GENOVA -"A Genova ci sono state troppe polemiche, per questo preferisco che a mio fratello non venga dedicata nessuna strada in sua memoria nella nostra città".



Passano gli anni ma Graziella Quattrocchi, sorella di Fabrizio, il contractor assassinato in Iraq il 14 aprile del 2014 da una falange di estremisti islamici, non ha cambiato idea: "Mio fratello vive nel cuore di tanti, di chi lo conosceva come un bravo ragazzo, e di chi l'ha conosciuto con quel suo gesto estremo che ha commosso tanti".

La donna stamane alle 11 era al cimitero monumentale di Staglieno per commemorare Fabrizio insieme agli amici più vicini, fra cui un gruppo di paracadutisti del Canavese (Torino) che per ricordare il contractor vengono a Genova ogni 14 aprile.

Graziella non ha dimenticato le polemiche divampate a fine 2019  per il tentativo del Comune di Genova di dedicare a Fabrizio una passerella sul torrente Bisagno: "Non voglio che mio fratello divida, lui era un buono e già tanti comuni sparsi in tutta Italia gli hanno dedicato una strada o un ponte" dice la sorella come a chiudere il discorso.


Quattrocchi è diventato per tanti una figura importante, quasi un eroe, perché prima di essere ucciso con un colpo di pistola si levò la benda dagli occhi e ai suoi assassini che volevano impedirglielo gridò "vi faccio vedere come muore un italiano".
 

Sull'uccisione di Quattrocchi fu aperta un'inchiesta dalla procura di Roma. Alla sbarra alcuni  terroristi. Fra le notizie emerse anche che il genovese venne ucciso perché ritenuto il proprietario di un computer su cui c'erano immagini su operazioni di guerra per gli Usa, che invece appartenevano a Salvatore Stefio, uno dei tre colleghi di Fabrizio con Maurizio Agliana e Umberto Cupertino, anch'essi rapiti ma poi liberati grazie al pagamento di un riscatto.

Anche su questo Graziella non dice nulla, come non risponde all'ipotesi, che fu al vaglio della procura, che il fratello potrebbe avere pagato con la vita il fatto di non parlare inglese e fare capire ai terroristi che non era il proprietario del pc. "Dico solo che andava a lezione per imparare l'inglese". Poi solo silenzio dalla sorella del contractor, un aitante ex panettiere che aveva trovato lavoro come body guard e che era partito per l'Iraq, come hanno sempre raccontato i familiari, per guadagnare i soldi per sposare la fidanzata.

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