Cronaca

Viaggio fra le paure e la rabbia dei vicini di casa della struttura di Pra' dove entro luglio sarà trasferito l'assassino di Antonella Multari. Chi vuole armarsi, chi è stato minacciato e chi ha una certezza: "Da qui il killer può scappare"
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di Michele Varì

GENOVA - "Da quando sono venuto a sapere delle prime evasioni io dormo con il coltello da sub sul comodino. Perché non voglio che venga fatto del male alla mia famiglia. Ora che so che arriva questo personaggio (Luca Delfino ndr), prenderò il porto d'armi, e se mi trovo qualcuno in casa gli sparo in fronte".

Riccardo, che nella vita fa l'agente di commercio, a parole è il più determinato, ma la sua ansia piena di rabbia è la stessa di tutti gli altri, pochi, abitanti che vivono nelle villette nel verde affacciate sul mare e con alle spalle la Rems Villa Caterina di via Fedelini, sulle alture di Pra', quartiere Branega, la residenza per le esecuzioni delle misure di sicurezza dove entro due o tre mesi potrebbe essere trasferito il detenuto Luca Delfino. L'ex barista di Serra Riccò dopo avere scontato la pena di 16 anni e 8 mesi per avere sgozzato la sua ex compagna, ritenuto ancora socialmente pericoloso, prima di essere rimesso in libertà dovrà essere sottoposto a una terapia di almeno sette anni e mezzo in una Rems, che per lui potrà essere la struttura cubica di Pra'.

Una notizia che ha gettato nello sconforto chi vive vicino alla residenza di via Fedelini. E' ancora Riccardo che parla: "Io voglio la pistola perchè mi devo difendere. In qualche modo mi devo difendere, se lo Stato non mi difende da queste persone mi difendo io, voi cosa fareste?".

I vicini di casa della Rems hanno storie diverse, ma tutti hanno deciso di parlare anche per rispondere al direttore sanitario della struttura che ha dichiarato Primocanale che da novembre la residenza è più sicura grazie a nuove reti e a un guardiano: "Il problema sicuramente esisteva già prima del possibile arrivo di Delfino - spiega con tono perentorio Fabio, dirigente di una società di multiservizi, altro abitante con famiglia - dentro la struttura probabilmente ci sono detenuti che hanno fatto anche cose peggiori di Delfino, ma noi non lo sappiamo, tutta un'altra storia quando arriva una persona della quale conosciamo la storia, di cui conosciamo i reati commessi".

Fabio poi snocciola tanti aneddoti e di minacce di morte ricevute dialogando a distanza con uno degli ospiti, "mi ha detto che mi fa uccidere dai suoi amici, aggiungendo che gli costa poco perché sono persone che arrivano da Torino". Fabio aggiunge: "Dopo le nostre prime interviste la situazione è migliorata, ora gli ospiti li sentiamo poco, ma noi non caschiamo più, non ci illudiamo, sappiamo che fra una settimana, passato il clamore mediatico, qui tutto torna come prima, l'unico intervento che hanno attuato dalla residenza per venirci incontro è stato posizionare un telone scuro per impedire agli ospiti di guardare nelle nostre case...".

Per il resto stesso è difficile e a volte anche squallida la convivenza obbligata fra gli abitanti e Villa Caterina, con per i cittadini significa essere costretti ad ascoltare di giorno e di notte gli ospiti che urlano, bestemmiano, gridano parolacce, litigano, fanno sesso e gemono a voce alta. "Ospiti che quando non sono nel giardino stanno nelle camere con le finestre aperte, risultato: noi viviamo in diretta la loro giornata di follie".

Il tutto, rimarca Fabio, senza nessuna censura. L'uomo poi si arrabbia quando sente dire che la struttura è stata costruita prima delle loro case e dunque loro sapevano dove stavano andando a vivere: "Io lo sapevo ma questo non vuol dire che gli ospiti della Rems possano insegnare a mia figlia che cosa vuol dire violentare una bambina di 13 anni, perchè è questo che urlano gli ospiti. Io quando sono venuto qui sapevo che questo era un bellissimo posto con una struttura psichiatrica, ok, perfetto - alza la voce Fabio quasi gridando - ma io in questa struttura psichiatrica non mi aspettavo che i pazienti fossero liberi di stare attaccati alle reti e di gridando di voler violentare una bambina di 13 anni, ok? Non mi aspetto neppure di telefonare alla mamma di mia figlia, alla mia ex moglie, per dirgli "vieni a prendere la bambina perché stasera "cioccano"".

A questo punto interviene ancora Riccardo, l'agente di commercio che vuole armarsi, "per me Delfino può anche venire qua, a me questo non interessa. Io ho vissuto a Ferrara a fianco a un carcere di massima sicurezza, però lì non avevamo paura perché da lì non si riusciva a uscire, da questa rems invece escono tutti...".

Particolare importante, questo, conferma anche da Mariagiovanna, un'insegnante, altra abitante di via Fedelini, che parte da lontano spiegando che quanto lei è andata a vivere in questo paradiso nel verde affacciato sul mare gli erano state riferite notizie non vere sulla destinazione di quella struttura: "Prima ci era stato detto che avrebbe ospitato solo malati psichiatrici, non detenuti psichiatrici, poi ci hanno stato riferito che l'autorizzazione a ospitare questi pazienti era temporanea e gli ospiti erano destinati a una struttura in costruzione alla Spezia, solo dopo abbiamo capito che la realtà era un'altra".
La donna alla domanda se ha paura dell'arrivo di Luca Delfino risponde secca: "Saranno altri, quelli che sono stati minacciati da lui, a doversi preoccupare, perché da qui si può scappare..." conclude a mo' di minaccioso avvertimento.

 

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