GENOVA -"Mettono le mani nel sangue dei nostri figli e non possiamo dire nulla, così è troppo sporca e noi non possiamo legittimare una farsa".
A parlare è Antonella Zarri, madre di Alberto Scagni, l'assassino della sorella Alice che comparirà per la seconda volta in tribunale per il processo davanti alla corte di Assise. In tribunale non ci saranno invece i genitori, parti civili, che d'accordo con il loro avvocato Fabio Anselmo oggi hanno deciso di sfilarsi dal processo per contestare la decisione del presidente della corte d'Assise Cusatti che nella prima udienza ha non ha accettato molti dei testi presentati dai genitori.
L'udienza avrà inizio alle nove e dopo la testimonianza dei poliziotti che hanno effettuato il primo intervento sul luogo del delitto, in via Fabrizi, a Quinto, dovrebbe vedere l'audizione di altri testi del pm Paola Crispo: gli abitanti del palazzo che hanno prestato i primi soccorsi alla vittima e gli investigatori della scientifica che hanno svolto il sopralluogo.
Ma i genitori di Alberto Scagni non saranno in aula, come spiega ancora la mamma Antonella.
"Il taglio dei nostri testimoni, tutti scelti con cura, va a interrompere un teorema in costruzione che era farina del mio sacco e già si intravedeva il tre maggio, quando ancora l'avvocato Anselmo non c'era. A noi la provvidenza ci ha già dato abbastanza sberle, abbiamo urlato perché vogliamo la verità dei fatti che non può essere costruita senza chi ha costruito questi due figli, la scelta dei testimoni del giudice legittima una farsa, se la suonano e se la cantano, si guardino allo specchio, quella in realtà è l'unica verità che gli fa comodo, come ha detto detto l'avvocato Anselmo, così la difesa è imbavagliata, inutile. Abbiamo provato a dire che Alberto era un folle e che quando abbiamo percepito che stava diventando pericoloso per l'ordine pubblico abbiamo chiesto aiuto alla forza forza pubblica, non al 118 perché capivamo che in quello stato di follia poteva ammazzare chiunque, poteva uccidere il primo che gli capitava davanti, ma non è servito".
Mamma Antonella si dice ferita dalla teoria che le parti civili sono interessate solo al risarcimento: "A noi nulla potrà ristorarci, noi vogliamo solo la verità perchè sono stati uccisi due figli, e invece pare che interessa solo avere il mostro che ha premeditato l'omicidio da sbattere in galera, e allora meglio abbandonare che farsi prendere in giro. Io non voglio farmi prendere in giro, basti dire che stiamo ancora aspettando che possa essere visitato dal nostro consulente della perizia psichiatrica, si vede che hanno paura della verità".
Chiare e nette anche le parole dell'avvocato Fabio Anselmo, legale di Antonella e del marito Graziano Scagni, intercettato in auto mentre viaggia verso la Calabria per un altro caso.
"Non mi è mai capitato in carriera di lasciare un processo, noi ribadiamo che le parti civili rappresentano le vittime e per questo devono stare al centro del procedimento, e dire che sono interessati solo al risarcimento è svilente e ingiusto. Pensate alla donna incinta assassinata nei giorni scorsi, come si a dire alla mamma che lei s'interessa solo ai soldi e non vuole invece la verità?".
"Io come avvocato cerco la verità, non faccio l'avvocato solo per essere pagato o risarcito, l'avvocato è una parte come il pubblico ministero e può sostenere l'accusa nel cercare la giustizia, come hanno dimostrato tanti altri processi, sì, Stefano Cucchi (processo in cui Anselmo ha rappresentato i familiari del ragioniere ucciso ndr), ma anche la strage di Bologna ed altri che hanno fatto la storia del Paese".
"Le parti sono tutte uguali" ribadisce ancora Anselmo, che aggiunge "la posizione della famiglia poi è di una chiarezza estrema: se chi doveva intervenire avesse fatto il suo dovere ora non saremmo qui, penso ai servizi dell'emergenza e anche i medici, come accaduto anche per Cucchi, dove abbiamo impiegato sei anni a fare capire e dove non abbiamo accettato di fare gli umili vicari, se Stefano non fosse stato picchiato se ne sarebbe andato in palestra. I coniugi Scagni hanno chiesto aiuto per due mesi perchè non riuscivano più a contenere ed erano terrorizzati da Alberto che dava sempre più segni di violenza, hanno chiamato più volte il centro di salute mentale e il 112 quando hanno percepito l'estremo pericolo che rappresentava, ma questo non ha determinato l'intervento che doveva esserci e se fosse intervenuta subito la polizia non ci sarebbe stato l'omicidido".
Processo Scagni, la mamma: "Usciti perchè ci vogliono imbavagliare"
L'avvocato Anselmo: "E' la prima volta che abbandono, ma le vittime devono stare al centro dei procedimenti non per soldi ma per cercare verità"
3 minuti e 36 secondi di lettura
di Michele Varì
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