Cronaca

In aula l'esperto d'assicurazioni e finanze di Aspi e Atlantia Vallarino che indusse la Swiss Re a riconoscere un premio più alto in caso di collasso del ponte nonostante l'opera fosse ritenuta a rischio crollo
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di Michele Varì

GENOVA -L'esperto di assicurazioni e finanze di autostrade di Atlantia Umberto Vallarino, ligure della Spezia, particolare che in questa storia ha la sua importanza, per giustificare la sua decisione di richiedere nel 2016 di innalzare da 100 da 300 milioni i massimali della polizza "all risk" per l'eventuale crollo del Morandi fornì al Cda di Aspi delle slide in cui scrisse che erano stati svolti una serie di accertamenti, con confronti operativi sul campo e documentali assieme ai tecnici della direzione di esercizio di Spea.

Più precisamente Vallarino scrisse: "Nel corso di maggio e luglio 2016 sono stati effettuati da Swiss Re delle survey tecniche con confronti operativi con i tecnici della direzione esercizio di Spea focalizzate nel miglioramenti operativi di Aspi sulle proprie infrastrutture dedicate alle sicurezza e alla sorveglianza nonché alla manutenzione straordinaria delle opere d'arte (esempio viadotto Polcevera). Da tali survey l'assicurazione ha tratto ampie ed esaustive conoscenze, elemento che ha consentito di ottenere una positiva valutazione della capacità di presidi dei singoli rischi".

Uno scritto che rassicurò, anche il consorzio di assicurazioni con a capo la Swiss Re, che pur essendo svizzera invece di controllare si fidò della buona fede del cliente. Una stranezza e una leggerezza davvero incomprensibili.
Peccato che quanto riferito da Vallarino non fosse vero. Nessuno aveva mai effettuato quegli approfondimenti sul ponte.

E' emerso oggi al processo per la strage dell'agosto del 2018 costata la vita a 43 persone. Vallarino, teste dell'accusa, non ha saputo spiegare perché rassicurò Aspi e non disse alla Swiss Re che il Polcevera era da anni fra le opere a rischio crollo per la scarsa manutenzione. "Decisi tutto io in autonomia perché da ligure quando passavo sul Morandi vedevo il carroponte delle manutenzioni", ha aggiunto il dirigente che non è né ingegnere né architetto ma laureato in economia e commercio.

La sua testimonianza è stata fra le più imbarazzanti delle tante ascoltate in un anno di processo con Pm e pure il giudice Lepri a chiedergli perchè avesse scritto quelle parole di fatto basandosi sul nulla e lui a continuare a dire che lo aveva deciso perchè il Morandi da ligure lo conosceva bene ed era un'opera unica in un contesto di grande urbanizzazione, eppoi c'era il rischio terrorismo perchè c'era appena stato l'attentato di Nizza.

Vallarino ha anche fornito dei numeri che fanno capire quanto rendesse in fatto di pedaggi il Morandi:

A seguito della caduta del ponte sul nodo di Genova, A26 esclusa, sono stati persi 360 milioni di km percorsi.

Ma torniamo all'assicurazione "all risk": per le scarsa trasparenza delle informazioni fornite da Autostrade dopo la tragedia Swiss Re si è rifiutata di pagare il premio tanto che dopo anni di contenziosi si è arrivati a una transazione conclusa lo scorso maggio con il pagamento dell'assicurazione di 29 invece dei 300 milioni previsti dalla polizza.

ll consorzio di assicurazioni avevano invece saldato la seconda polizza, quella RCT,  per i danni a terze persone: nel caso del Morandi, su un massimale di 50 milioni di euro le assicurazioni avevano liquidato 37 milioni utilizzati da Aspi per il risarcimento dei familiari delle 43 vittime.
Non ha saputo spiegare la leggerezza della sua compagnia neppure l'altra teste ascoltata, la francese di origini italiane Marie Lusardi, dipendente della Swiss Re, la sua deposizione è durata pochi minuti. Il tempo di dire che per polizze così importanti di solito si fanno delle approfondite verifiche sul campo e documentali, che però per il Morandi non sono mai state effettuate.

Rimane da capire, o forse non c'è niente da capire, perchè a Vallarino, nonostante tutte queste leggerezze, non sia mai visto contestare nulla né da Autostrade né da Atlantia.

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