Cronaca

Documentate anche le presenze di esponenti dei clan siciliani degli Emmanuello e della famiglia Galatolo-Fontana. La 'ndrangheta, però, resta l'organizzazione criminale più ramificata in Liguria
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di Au. B.

IMPERIA - In Liguria la Direzione investigativa antimafia ha rilevato, di recente, "la presenza pulviscolare di soggetti già riconosciuti organici alla famiglia palermitana dei Lo Piccolo". I Lo Piccolo sono legati a Totò Riina, il boss a capo dei Corleonesi, l'ala spietata della mafia.

Documentate anche le presenze di esponenti dei clan siciliani degli Emmanuello e della famiglia Galatolo-Fontana. La 'ndrangheta, però, resta l'organizzazione criminale più ramificata in Liguria. Ad aprile era stato arrestato a Genova Pasquale Bonavota, latitante ‘Ndranghetista al secondo posto della lista dei ricercati più pericolosi d'Italia stilata dal ministero dell’Interno e considerato il primo ricercato del mondo della mafia calabrese.

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"La criminalità mafiosa calabrese rappresenta il principale fenomeno criminale autoctono presente in loco con proprie articolazioni strutturate e, nello specifico, i locali di Genova e Lavagna (Genova, Ventimiglia e Bordighera, indicando nella "Liguria" una macro-area" sottoposta al controllo delle cosche calabresi qui insediate".

Per quanto riguarda la camorra, gli investigatori hanno rilevato la presenza di persone affiliate ai clan dei Casalesi, degli Zaza-Mazzarella, degli Amato-Pagano, dei D'Amico e dei Rinaldi. Nel territorio ligure operano poi diversi sodalizi stranieri, soprattutto nel traffico della droga, in particolare africani, sudamericani e dell'Est Europa. I gruppi criminali albanesi, invece, "si collocano a un livello superiore perché ben strutturati e capaci di interloquire direttamente con i cartelli sudamericani".

"È ragionevole supporre - si legge nel documento - che le mafie individuino nelle risorse del Pnrr un obiettivo di interesse primario considerando che, anche per la Regione Liguria, sono previsti il finanziamento di grandi opere e nuovi progetti".

Le mafie poi potrebbero insinuarsi nell'economia anche attraverso l'usura e l'acquisizione di piccole e medie imprese in difficoltà per la crisi energetica ed economica. "I segnali di miglioramento del quadro economico generale ed il recupero a livelli antecedenti la pandemia da Covid-19 - sottolinea la Dia - rischiano di subire una decelerazione. La crisi energetica e l'aumento generalizzato dei prezzi al consumo rischia infatti di riflettersi negativamente sia sulle imprese operanti nei settori energivori, sia sulle economie familiari, nonché sul credito ai consumatori".

"L'economia mafiosa - continua - potrebbe verosimilmente cercare nuove brecce nel sistema economico, provando ad acquisire quelle realtà imprenditoriali sane che, stante il sopravvenuto aumento dei costi fissi di produzione ingenerato dallo shock della componente energetica, venissero a trovarsi in carenza di liquidità per la prosecuzione dell'attività di impresa. Appare pertanto verosimile che il ricorso al credito abusivo possa sensibilmente incrementarsi, determinando fenomeni di carattere usurario che renderebbero agevole l'insinuazione nelle proprietà delle aziende in difficoltà finanziarie alle consorterie mafiose".

Gli investigatori antimafia ricordano ancora l'importanza dei porti liguri che costituiscono per la criminalità organizzata "snodi privilegiati per l'importazione di ingenti quantitativi di cocaina".