Cronaca

Ad Alberto Scagni inflitti anche ulteriori tre anni di ricovero in una residenza per le esecuzioni delle pene da cui potrà uscire solo se non sarà pericoloso. Escluse aggravanti crudeltà e mezzo insidioso. La rabbia dei genitori: "Non è giustizia"
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di Michele Varì

GENOVA -Condanna a 24 anni e 6 mesi di galera più altri 3 anni di ricovero in una Rems, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, per Alberto Scagni, il 43enne che il primo maggio del 2022 ha ucciso a Quinto la sorella Alice con 24 coltellate. Il pubblico ministero Paola Crispo per l'assassino aveva chiesto l'ergastolo, il carcere a vita.

L'ha deciso stamane la corte di Assise di Genova presieduta dal giudice Massimo Cusatti che ha riconosciuto le aggravanti della premeditazione e del vincolo di parentela, escludendo invece crudeltà e mezzo insidioso perché Scagni aveva custodito il coltello in un sacchetto.

Riconosciuta anche la semi infermità mentale dell'imputato accertata dal periti del giudice delle indagini preliminari e richiesta dai legali dell'imputato Carlo Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli.

La corte di assise ha disposto un immediato risarcimento al marito Gianluca Calzona e al figlioletto della vittima, riconoscendo una provvisionale di 200mila euro al bambino e 100mila al papà.

L'avvocato di Calzona, Andrea Vernazza, ha detto che leggerà le motivazioni per valutare cosa fare, aggiungendo che è" importante per la sicurezza del bambino che ci sia un lasso di tempo prima che Scagni torni in libertà". Scagni di fatto potrà tornare libero solo fra 27 anni e sei mesi, poi di volta in volta sarà sottoposto a perizie che attesteranno la eventuale pericolosità sociale.

Delusi all'uscita dal tribunale i genitori di Alberto e di Alice: "Sono stati condannati il mostro e la nostra famiglia per sviare l'attenzione sui veri responsabili che avrebbero potuto fermare Alberto e invece l'hanno lasciato libero di uccidere. Non è stata ricercata la verità e non è stato un processo sano, non siamo neanche stati ascoltati. Alberto va curato, ma per farlo non possiamo aspettare che abbia 90 anni”.

Il riferimento di Antonella Zarri e Graziano Scagni è alla dottoressa del servizio di salute mentale e ai due poliziotti a cui si erano rivolti più volte per segnalare l'escalation di follia del figlio.
Su questo è stato aperto un procedimento bis nei confronti del medico e dei due agenti, procedimento che la procura ha chiesto di archiviare. I genitori di Alberto però hanno subito presentato istanza contro questa eventualità.

 

 

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