Cronaca

Caseggiati pieni di spazzatura, roghi e solitudine: lassù è un lusso pure prendere un caffè al bar
1 minuto e 49 secondi di lettura
di Michele Varì

GENOVA- Senza negozi, senza un bar, per i seimila abitanti delle case popolari del Cep di Pra' le uniche luci sono lo sportello Cgil, le Poste, la farmacia, un panificio, il parrucchiere.

La buona notizia è che dopo un anno e mezzo il quartiere ritrova il medico condotto e pure un pediatra.

Il viaggio di Primocanale nel Cep spazzato dal vento parte da via 2 Dicembre, dove c'era il market che ha chiuso per i troppi furti subiti, e dove c'è una piazza fra palazzoni, un piazza senza nulla.

Qui a parlare è Lucia Bottaro, la farmacista
, che racconta di come sempre più spesso le tocca fare il medico, il Cup e pure l'assistente sociale.

Poi arrivano le denunce degli abitanti, fra i palazzi umidi di via della Benedicta e di via Novella.
 A guidarli è Dario Di Giorgi, che è poi quello che abita al Cep da meno tempo, arrivato per esigenze abitative dalle alture di Nervi. Il paradiso e l'inferno che si toccano. E dire che qui come a Nervi si vede il mare, però qui è rubato dalla distesa di container del porto commerciale.

Spazzatura, rottami di auto e moto, incendi di veicoli, palazzi piene di rifiuti, pochi controlli. 
Qui la polizia, che aveva provato ad aprire un ufficio, era stata costretta a scappare. In questo contesto il cartello di Arte che avverte che è vietato giocare a palla fa quasi rabbia.

Il Palacep per fortuna esiste, come la grande biblioteca, 
due luci nel buio, ma la mattina sono spente, e così mentre il resto della città vive 24 ore su 24, il Cep per buona parte della giornata è un quartiere fantasma.

Come il palazzo di via della Benedicta 
in cui, come denuncia una giovane donna, pare che tanti, troppi abitanti si stanno ammalando di cancro. D'altra parte non è un mistero: le patologie crescono con il crescere del degrado, della povertà, come il numero dei decessi. Lo conferma una ricerca dell'Ist di Genova. Poi con la pandemia, anche questo lo dicono recenti studi, i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri più poveri. E allora perché stupirsi se i giovani del Cep a volte per ingannare il tempo appiccano fuoco a qualche auto rubata o ai cannicci delle colline più vicine.

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