Cronaca

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di redazione

IMPERIA - Dall'alba i militari del comando provinciale di Imperia, del Gico di Genova e dello Scico della Guardia di Finanza hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 26 persone per traffico di sostanze stupefacenti e associazione a delinquere di stampo mafioso.

Per 23 di loro è scattata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere mentre 3 sono destinati ai domiciliari. Diciassette degli indagati arrestati sono accusati di essere componenti di una associazione per delinquere diretta da esponenti della famiglia De Marte - Gioffrè, originaria di Seminara e collegata ad articolazioni di 'ndrangheta residenti in Calabria, da anni radicati nella zona di Diano Marina (Imperia).

Tra le persone coinvolte nell'operazione Ares 2021 ci sono anche due persone che erano minorenni all'epoca dei fatti e che sono state arrestate. "E' la prima volta - spiega la procuratrice della procura del Tribunale per i minorenni Tiziana Paolillo - che in Liguria emerge la diretta partecipazione di persone minorenni in fenomeni criminali associativi di tale caratura". Dalle indagini è emerso che gli arrestati, nonostante la giovane età, erano inseriti con stabilità, ruoli ben precisi e posizioni di rilievo all'interno dell'associazione di cui conoscevano le finalità e i metodi riconducibili alle organizzazioni mafiose.

Gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Imperia hanno intercettato oltre 100 utenze telefoniche, pedinato gli indagati e ascoltato conversazioni ambientali per accertare che Domenico Gioffrè, pur agli arresti domiciliari, insieme a Giovanni De Marte e ad altri componenti della famiglia De Marte, gestiva il traffico di droga avvalendosi di canali privilegiati contigui alla 'ndrangheta. Il centro operativo e decisionale dell'associazione era la residenza della famiglia De Marte a Diano Castello (Imperia).

Le indagini hanno accertato che lì i vertici dell'associazione prendevano le decisioni sulla quantità di stupefacente da acquistare, venivano organizzati nel dettaglio i viaggi in Calabria per l'approvvigionamento della droga, veniva tagliata e nascosta la cocaina, venivano ricevuti e riforniti gli spacciatori a disposizione del sodalizio e venivano portati a forza i clienti morosi o gli spacciatori infedeli, per essere minacciati o picchiati.

Nei confronti di 18 indagati è stato disposto anche un sequestro preventivo per equivalente per l'importo complessivo di 866.400 mila euro bloccando 128 rapporti bancari, 18 autoveicoli e 12 motocicli, 6 immobili e 39 terreni a Diano Marina (Imperia), San Bartolomeo al Mare (Imperia), Cassano delle Murge (Bari), Trapani, Marsala (Trapani) e Misiliscemi (Trapani). La Guardia di Finanza ha provveduto a perquisizioni delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova e Imperia in altre località dell'Imperiese ma anche nel varesotto, in Emilia Romagna e in provincia di Reggio Calabria.

L'organizzazione sgominata dalla guardia di finanza era operativa nella zona di Diano Marina dal 2020 e si occupava di acquisto, coltivazione, trasporto e rivendita di cocaina, hashish e marijuana. Per le loro attività gli indagati avevano a disposizione diverse abitazioni usate per le riunioni operative durante le quali si decidevano approvvigionamenti di stupefacente, trattative con i fornitori e gli acquirenti ma anche per custodire, confezionare e cedere lo stupefacente. Per sviare le indagini l'organizzazione usava criptofonini e auto in affitto. A volte la droga veniva trasportata caricandola su pullman che viaggiano sulla tratta Reggio Calabria-Ventimiglia.

I finanzieri durante le perquisizioni hanno anche trovato una pistola. Gli investigatori hanno documentato che gli indagati agivano con modalità di tipo mafioso: imponevano il proprio controllo sui traffici di droga nell'area di Diano Marina e dei comuni vicini attraverso violenze e minacce - talvolta anche con le armi - e mediante l'evocazione del nome della famiglia De Marte-Gioffrè per costringere gli acquirenti a pagare gli acquisiti di stupefacente.

Uno degli indagati è accusato di concorso esterno perché si sarebbe attivato per ottenere informazioni sulle dichiarazioni rese da un componente della associazione nel corso del procedimento penale scaturito a seguito del suo arresto, contattando direttamente sua madre e poi informando il gruppo criminale di quanto appreso, e poi avrebbe segnalato in tempo reale all'associazione l'arresto di un sodale, dopo poche ore dalla sua esecuzione.

Avrebbe infine aiutato Domenico Giuffrè, uno degli indagati, a riciclare il denaro ottenuto dal traffico di droga nella gestione di slot machine. Agli indagati vengono contestati 56 episodi di acquisto, cessione, trasporto di quantitativi di cocaina e marijuana, nonché di coltivazione di marijuana. E poi lesioni, furti di mezzi di trasporto, estorsione, minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso.