Cronaca

Gli avvocati dell'artigiano che ha ucciso Javier Miranda Romero nel centro storico: "Il nostro assistito non merita l'ergastolo, si tratta di un omicidio preterintenzionale e non doloso perchè l'imputato era fuori di sè per la lite con i due uomini"
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di Michele Varì

Aggiornamento ore 10: i giudici sii sono ritirati in camera di consiglio per decidere, la sentenza sarà pronunciata non prima delle 12.30

Nella requisitoria il pm Ciavattini che ha chiesto l'ergastolo per l'imputato Scalco parlando di dolo diretto, ossia della sua volontà di uccidere e ha riferito dell'eccessivo tempo trascorso fra il  momento  in cui ha scoccato la freccia e il momento in cui è sceso in strada per soccorrere e cercare di cancellare le prove delle sue responsabilità. Di diverso avviso i due difensori dell'imputato che hanno confermano la volontà di non uccidere di Scalco.

 

GENOVA -"Evaristo Scalco non merita l'ergastolo ma una pena più tenue ed adeguata a quanto ha fatto perchè non ha commesso un delitto doloso ma preterintenzionale, andando oltre le sue intenzioni, che erano quelle di spaventare e non ferire nè tantomeno uccidere quell'uomo".

Lo hanno detto in aula davanti ai giudici della corte d'assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti, Jacopo Pensa e Federico Papa i due avvocati dell'imputato del Delitto della freccia avvenuto nei vicoli del centro storico di Genova nella notte fra l'1 e il 2 novembre dello scorso anno.



I legali, rispondendo alla richiesta fatta nell'ultima udienza dal pm Arianna Ciavattini che ha chiesto l'ergastolo per Scalco, a suo dire colpevole di omicidio aggravato dall'odio razziale e i futili motivi (l'offesa con un gestaccio con un dito medio), nella loro lunga arringa difensiva hanno sottolineato che Scalco ha scoccato la freccia in dieci minuti di follia dovuti alla lite e le provocazioni con le due persone che erano in strada (la vittima e un suo amico ndr) sotto le sue finestre: "Ha avuto un blackout che lo ha portato a commettere un gesto di cui si è subito pentito, ma non voleva uccidere e né ferire ma solo spaventare. Scalco è un incensurato e non è razzista, per lui parla la sua vita, ha vissuto navigando fra l'Italia e l'estero e ha una compagna argentina. Il nostro assistito da allora - hanno aggiunto i due legali - è un uomo distrutto, si è subito pentito di quanto ha fatto e la prima volta che ci ha incontrato ci ha chiesto ad aiutarlo a capire perchè aveva reagito così e come poteva aiutare la famiglia della vittima e ancora adesso ci chiama due o tre volte la settimana per chiederci come può convivere con quanto ha fatto".

La sentenza dei giudici della Corte di Assise è fissata, con eventuali repliche del pm e delle parti civili, per l'11 gennaio. Per i legali di Scalco, che è agli arresti domiciliari, la pena adeguata, quella prevista per l'omicidio preterintenzionale, "è fra i 12 e 18 anni", "il nostro obiettivo è evitare l'ergastolo" ha detto l'avvocato Pensa.

Javier Miranda Romero, la vittima, 41 anni, un impresario edile che abitava a Marassi, padre di una ragazza di vent'anni presente in aula come parte civile, la notte della tragedia era andato nel centro storico con un amico per festeggiare la nascita del figlio avuto con la seconda moglie a cui era andato a fare visita in ospedale poche ore prima di essere ucciso.

Per risarcire i danni gli avvocati delle parti civili che rappresentano la vedova, i due figli e una sorella di Romero hanno chiesto un primo indennizzo complessivo di oltre un milione di euro.

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