Cronaca

I vigili del fuoco di Chiavari intervenuti prima dei sommozzatori poi arrivati dalla Spezia, hanno sempre riferito di avere fatto il possibile affermando che per estrarre in meno tempo il ragazzo dalla canoa rimasta incastrata
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di Au. B.

CHIAVARI - Ci sarebbero una catena di errori da parte degli istruttori ma anche di tutti i vigili del fuoco che intervennero a gennaio 2023 a Chiavari per provare a salvare Andrea Demattei, lo studente di 14 anni rimasto incastrato con la sua canoa nel fiume Entella durante una sessione di allenamento poi morto due giorni dopo al Gaslini per i danni causati dalla grave ipotermia.

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La procura ha chiuso le indagini e ha iscritto nel registro degli indagati 11 persone. Si tratta dei due istruttori della Shock Wave sport, la società sportiva a cui era iscritto il ragazzino, e nove vigili del fuoco: dal caporeparto e funzionario della centrale operativa del comando di Genova, al caporeparto della squadra dei vigili del fuoco di Chiavari, fino al vigile del fuoco esperto di Chiavari, ai semplici pompieri della squadra di terra fino ai sommozzatori. Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati e chiarire le proprie posizioni.

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Per il pubblico ministero Francesco Cardona Albini i due istruttori avevano visto il tronco sotto il ponte della Maddalena che costituiva un pericolo. Non solo, per il pm il numero di istruttori, la dotazione di sicurezza e l'abbigliamento degli atleti non era idoneo per la sessione di allenamento. Per quanto riguarda i vigili del fuoco, secondo gli investigatori avrebbero disposto "in ritardo l'intervento sul posto di un numero adeguato di personale qualificato al soccorso acquatico di superfice, adottando manovre di salvataggio scorrette in luogo di quelle che sarebbero state efficaci, ritardando comunque la manovra che avrebbe consentito, dopo più di un'ora di immersione nel fiume Entella, l'estrazione di Andrea".

In pratica, secondo l'accusa, da Genova non mandarono subito i colleghi del Saf, il caporeparto di Chiavari non avrebbe chiesto da quanto tempo il giovane fosse in acqua, non fece usare subito la gru per sollevare la canoa ma anzi facendo imbragare e spostare per primo l'istruttore. Solo dopo un'ora, con l'arrivo dei sub da Spezia la canoa viene assicurata con le funi e sollevata con le autogru nel giro di pochi minuti. Andrea era poi arrivato al Gaslini in condizioni disperate. I suoi familiari (assistiti dall'avv. Rachele De Stefanis) avevano donato gli organi.

Durissime le parole riferite a Primocanale da uno zio il giorno dell'ultimo saluto del nipote: "Se fossi stato sul posto oggi Andrea sarebbe ancora vivo perché è morto dal freddo per il troppo tempo rimasto in un punto in cui l'acqua non era profonda, avrebbero dovuto tirarlo fuori a ogni costo non lasciarlo in quell'acqua gelida".

I vigili del fuoco di Chiavari intervenuti prima dei sommozzatori poi arrivati dalla Spezia, hanno sempre riferito di avere fatto il possibile affermando che per estrarre in meno tempo il ragazzo dalla canoa rimasta incastrata, avrebbero dovuto mettere a repentaglio la sua incolumità.