GENOVA - Paolo Emilio Signorini ha risposto alle prime dieci domande dei Pm respingendo senza tentennamenti ogni addebito e non ammettendo nessuna delle contestazioni, i magistrati devono avere capito il messaggio e sono andati subito ai titoli di coda accordandogli però la possibilità di rilasciare spontanee dichiarazioni, dichiarazioni poi durate un'oretta, quasi la metà del tempo reale dell'interrogatorio che in teoria doveva essere investigativo e invece non ha portato a nulla.
Non ha migliorato la difficile posizione di Signorini l'atteso interrogatorio svolto oggi nella sala della biblioteca al nono piano della procura di Genova dal procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati e dai due pm Federico Manotti e Luca Monteverde. Tanto che all'uscita del tribunale i due avvocati dell'indagato, Enrico e Mario Scopesi, alla domanda su una possibile richiesta per fare uscire il suo assistito dal carcere, hanno preso tempo, "prima o poi sicuramente".
Nonostante questo i due legali si sono detti “moderatamente soddisfatti” e dicono che nei prossimi giorni presenteranno istanza di revoca o attenuazione della misura
Il fatto che l’interrogatorio non sia stato secretato conferma che i magistrati lo ritengono poco interessante e trapela che senza nessuna ammissione molto difficilmente i pm daranno parere positivo a un’eventuale richiesta di revoca della misura in carcere.
Unica ammissione di Signorini, nel giudicare il rapporto con il suo amico imprenditore del porto Aldo Spinelli, è stata quella di essere stato "inappropriato, ma non corruttore, ho fatto sempre e solo l'interesse del porto.
Pur parlando poco Signorini però è entrato in conflitto con le dichiarazioni di Spinelli, negando che fosse stato lui a prestargli i 15 mila euro per il catering del matrimonio della figlia, "me li ha dati un’amica che a cui poi l'ho restituiti quando ho vinto 40mila euro al Casinò” ha detto ai pm, smentendo le stesse dichiarazioni di Aldo Spinelli che aveva invece confermato nell’interrogatorio di aver dato i soldi a Signorini per la figlia ma ha detto che “erano un prestito, doveva ridarmeli quest’anno con il bonus dello stipendio”.
A Signorini è contestato di avere agevolato l’assegnazione di aree portuali ad Aldo Spinelli in cambio di svariati regali e benefici, alloggi in hotel di lusso a Montecarlo a posti vip a tornei di tennis, serate spesate al casinò con fiches che sarebbero state fornite proprio da Spinelli, preziosi per la compagna e anche parte dei soldi necessari per pagare il catering del matrimonio della figlia.
A questo si aggiunge la promessa di un impiego da 300mila euro quando avesse concluso il mandato di presidente dell’Autorità Portuale.
Nel mirino della procura il terminal Rinfuse e le aree ex Enel.
Signorini, secondo la procura, si sarebbe assunto l’impegno di “velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova” (Trge), controllata al 55% da Spinelli e partecipata da Msc di Aponte, e di “accelerare la calendarizzazione della pratica (di Trge,) in Comitato di Gestione”.
Il ruolo di Signorini nella concessione trentennale del terminal Rinfuse è emerso anche nell’interrogatorio di otto ore cui è stato sottoposto venerdì Giovanni Toti. Alla richiesta di chiarimenti sul pranzo in barca del primo settembre 2021 e sulla richiesta di Spinelli di accelerare l’approvazione della proroga, Toti ha risposto che “Spinelli mi ha chiesto di intervenire per capire perché non stava andando a buon fine la sua richiesta”, confermando di avere subito chiamato Signorini per informarsi".
Per i pm Luca Monteverde e Federico Manotti, inoltre, avrebbe agevolato anche l'imprenditore di Ente Bacini Mauro Vianello, anche lui indagato per corruzione. Spinelli gli avrebbe anche fatto avere una consulenza da 200 mila euro appena diventato amministratore delegato di Iren. Ma su questo i pm non hanno fatto nessuna domanda, il perché è trapelato solo alla fine dal nono piano del tribunale.
Era stato lo stesso Signorini a chiedere ai pubblici ministeri di essere sentito dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice, riservandosi di farlo non appena avesse studiato le carte.
Dopo questa convulsa giornata domani il procuratore capo di Genova Nicola Piacente volerà insieme ai due pm Monteverde e Manotti a Roma per essere ascoltato dalla commissione parlamentare antimafia sulle presunte infiltrazioni mafiose con un clan di Cosa Nostra e il voto di scambio che sembra trapelare dalle carte della grande inchiesta sulla corruzione che ha creato un terremoto giudiziario e politico in Liguria.
IL COMMENTO
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