Cronaca

L'avvocato Massimo Gazzolo, difensore del tunisino condannato per violenze e tentata estorsione al killer: "Il mio assistito ha detto di averlo aggredito per il suo comportamento in carcere e fuori dal carcere"
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GENOVA - "Il mio assistito ha detto  che ha picchiato Luca Delfino non per estorcergli denaro ma per punirlo per il suo comportamento in carcere e fuori dal carcere".

A parlare è Massimo Gazzolo (foto a destra), avvocato di Fahd Kebby (di spalle al centro in una delle scorse udienze), il tunisino oggi condannato a 6 anni e 8 mesi per avere picchiato e tentato estorsioni in galera a Luca Delfino (nella foto con il suo avvocato Riccardo Lamonaca), l'uomo che nel 2007 uccise l'ex compagna Antonella Multari nel centro di Sanremo, che dopo avere scontato la pena di 16 anni ora è rinchiuso nella residenza per le esecuzioni delle misure cautelari di Prà. Prima di lui era stato condannato per le stesse accuse un altro recluso ecuadoriano. 

Dalle parole dell'avvocato Gazzolo trapela che i due detenuti imputati avrebbero motivato il  loro comportamento con il desiderio di punire Delfino per quanto faceva in cella, dove con un atteggiamento molto possessivo impediva a un giovane recluso ecuadoriano di fare attività comuni, ma anche per punirlo, aggiunge il legale, per quanto aveva fatto fuori dall'istituto: ossia avere ucciso una donna, Antonella Multari, e sospettato (ma poi prosciolto) di avere ucciso anche Luciana Biggi, altra ex sgozzata nel centro storico di Genova nell'aprile 2006.

La riprova di questo dalle parole riferite sottovoce in aula nella penultima udienza dalla compagna di Kebby, convivente del tunisino a Parma, che durante il dibattimento aveva più volte farfugliato parole piene di rancore nei confronti di Delfino, "ha pure il coraggio di lamentarsi, lui che ha ammazzato una donna...".

Accuse velate ma avvertite da Delfino che più volte si era girato lanciando i suoi proverbiali sguardi di sfida, e a volte quasi di minaccia, all'indirizzo della giovane e del cronista che le era al fianco.

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