Cronaca

Il 13enne non è perseguibile perché la legge ritiene che il minore non abbia la maturità necessaria per essere consapevole delle proprie azioni, come una persona affetta da un vizio mentale
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GENOVA - C'è stato veramente quel "mi piace" di troppo su Instagram ma i due non si erano dati appuntamento per un 'regolamento di conti'. È stato il puro caso a fare incontrare i due giovanissimi dietro al campetto del santuario in via Genova a Sori dove dopo qualche insulto è scaturita la violenza. Poco dopo, infatti, il più piccolo dei due, di soli 13 anni, ha tirato fuori il coltello e ha colpito con tre fendenti il "rivale".

A confermarlo è l'avvocato del 14enne ora ricoverato all'ospedale San Martino di Genova, dove ieri è stato operato per suturare le ferite e rimuovere la punta della lama con cui è stato colpito in tre parti diverse del corpo dopo uno scambio di schiaffi e pugni.

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"Il mio assistito stava andando a prendere il treno con i suoi amici alla stazione di Sori, poi ha visto che mancavano ancora 40 minuti all'arrivo della carrozza. A quel punto lui e i suoi amici sono tornati indietro per andare a fare un giro alle bancarelle, ma mentre scendevano il ragazzo lo ha avvicinato".

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Il 'like' messo dalla vittima a una foto della ex fidanzatina dell'aggressore aveva creato problemi fin da subito, con i due che si erano insultati via web già a giugno. Poi l'incontro e la violenza.

Il 13enne è stato fermato proprio alla stazione dai carabinieri, che lo hanno rintracciato dopo aver raccolto diverse testimonianze dei presenti alla rissa. "Penalmente non possiamo fare nulla - spiega l'avvocato -, perché in Italia chi ha commesso un crimine da minore al di sotto dei 14 anni non può essere processato. La legge ritiene che il minore non abbia la maturità necessaria per essere consapevole delle proprie azioni, come una persona affetta da un vizio mentale. Sicuramente però chiederemo i danni ai genitori, un risarcimento per quello che è accaduto".

Intanto le condizioni del giovane sono stazionarie. Sotto choc la comunità di Recco dove l'aggressore viveva con la madre separata e sotto choc anche la parrocchia di Sori, luogo di ritrovo di decine di ragazzini.

I ragazzi conoscevano l'aggressore, un ragazzino di 13 anni che, dopo esser stato bocciato in seconda media a Recco si era iscritto alle medie a Sori, e conoscevano bene anche la giovane vittima che pur vivendo a Genova con la madre veniva spesso a Sori a trovare gli amici.

I carabinieri hanno ascoltato i genitori dei due ragazzi, e sentito decine di testimonianze che fanno escludere ipotesi di baby gang. Intanto dell'accaduto si discute anche in sede politica: il gruppo consiliare 'Finalmente Recco' sottolinea che "sebbene il paese non evidenzi problematiche gravi di delinquenza minorile, è necessario monitorare costantemente la situazione ed agire con progetti mirati. È emerso che imporre la chiusura delle attività in orario anticipato non risolva il problema ma lo sposti altrove. Un deterrente proposto è la presenza delle forze dell'ordine e della polizia municipale in determinati orari e zone della nostra città - conclude la nota -. L'azione principale deve essere quella dei Servizi sociali che certamente con tempi più lunghi può davvero essere fondamentale".