Cronaca

Silvana Smaniotto ha atteso la decisione nella sua casa di Chiavari: "Io la mia condanna la sto scontando da 30 anni, quella donna invece è libera di fare la sua vita"
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di Miv

"Ora ho il cuore più leggero…". Poche parole al telefono, poi basta, Silvana Smaniotto, la mamma di Nada poi si chiude nel suo dolore, che è ancora infinito come il primo giorno, come quel 6 maggio del 1996 quando sua figlia è stata uccisa forse da Annalucia Cecere, l'ex maestrina oggi rinviata a giudizio dopo 28 anni.

Io la mia pena la sconto da 30 anni

Poche ore prima Silvana aveva aperto la porta di casa di via via Piacenza a Chiavari al cronista ammettendo che non se sentiva di recarsi in tribunale perché ancora ferita dalla decisione dello scorso marzo del gip Angela Nutini di non rinviare a giudizio i tre indagati. "Io la mia pena la sto scontando da trent'anni con mia figlia chiusa dentro una lapide, quella donna invece è libera…". Silvana aveva anche parlato del commercialista Marco Soracco e di sua madre Marisa Bacchioni: "Lui ha sempre saputo tutto ma non ha mai parlato".

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